15-01-2019 ore 16:10 | Cultura - Arte
di Tiziano Guerini

Sfris, la grande e semplice spiritualità nelle poesie in dialetto cremasco di Luciano Pisati

Prima da nàs, Só mia 'ndu sére scundìt, Ma 'l vintü da màc, Só sücür só nasìt. Dùlsa l'è la lüs. G'ó 'mparàt tànt a vardà”. I nostri parroci non parlano più in latino, nemmeno celebrando messa; ma non per questo tutti hanno abbandonato le più antiche tradizioni; alcuni conservano la parlata dialettale e se ne servono come occasione di più facile intesa con i loro parrocchiani. Altri, come è noto, per qualche loro esercizio letterario, addirittura in poesia. Luciano Pisati, parroco arciprete da una decina d'anni nella pieve di Ripalta Arpina, ha dato alle stampe un suo libretto con 89 brevi poesie dialettali di carattere elegiaco e a fondo pagina la traduzione in italiano. Il titolo è Sfris, tradotto dal cremasco ‘piccoli graffi’.

 

Semplice spiritualità

In queste pagine risuona l'antico dialetto della nostra realtà umana più profonda, come quella così caratteristica di Rubiano di Credera dove don Luciano ha celebrato tanti anni fa la sua prima messa. Elegie ed aforismi senza nessun intento pedagogico, ma per proporre componimenti poetici delicati e con una velata e discreta melanconia, in cui l'espressione dialettale acquista tutto il proprio valore di autonomia e di libertà. Il nostro dialetto ha una pregnanza semantica forse difficile da trovare nella pur ricca lingua italiana. Nulla di esplicitamente religioso, eppure in questi versi si respira una grande e semplice spiritualità. Edizioni Leva Artigrafiche, disponibile presso la Libreria Cremasca di via Cavour 41 in Crema.

1860