14-08-2021 ore 18:04 | Cultura - Tradizioni
di don Emilio Lingiardi

Pasqua d'estate, nel volto e nella bellezza di ogni donna si riflette lo splendore di Maria

“Pasqua d’estate”: così è stata chiamata nei primi decenni della vita cristiana, l’evento riguardante Maria di Nazareth che, al termine dei suoi giorni mortali non ha conosciuto la corruzione del sepolcro, ma è stata immediatamente immersa nella luce dell’eterno. Nelle giornate di riposo dai lavori che l’imperatore Augusto aveva concesso (ferragosto significa ‘feriae Augusti’), la chiesa orientale parla di ‘dormizione’, mentre la chiesa occidentale parla di ‘assunzione’, dipinta nella gloria degli angeli e dei santi. Secondo quanto ammiriamo nelle grandi pale di pittori veneziani, ad esempio Tiziano.

 

L'ultimo viaggio al Getsemani

Nella tematica legata allo sviluppo dei dogmi, questo caso è molto singolare: la prima verità di fede inerente a Maria è stata l’ultima definita dal papa Pio XII il primo novembre del 1950, unico caso in cui il papa, dopo il 1864 ha appoggiato la sua definizione sul carisma della infallibilità pontificia. Secondo il Vangelo apocrifo chiamato Koinèsis tès theotòkou, datato nell’anno 95 (coevo all’Apocalisse di san Giovanni), Maria che viveva al cenacolo del monte Sion in Gerusalemme, con gli apostoli, appena spirata, è stata in processione portata nel cimitero al Getsemani della valle del Cedron in una tomba nuova, ad arcosolio, per essere sepolta.

 

La cintura

La scelta del luogo non è stata casuale, sia perché vicina a un luogo della passione salvifica di Gesù, come l’orto degli ulivi e da donna ebrea, attigua alla valle di Giosafat, nella quale, secondo la credenza ebraica, tutti saremo riuniti alla fine del mondo per essere giudicati. Al terzo giorno della sepoltura è arrivato dall’India l’apostolo Tommaso, che ha voluto vedere, perché la legge lo consentiva, il corpo di Maria. Aperto il sepolcro si è trovata solo la sua cintura, che legava la sua veste e che ora si trova nella cattedrale di Prato, esposta in questa festa, sul pulpito esterno alla chiesa, scolpito da Donatello.

 

Il basilico

Molti documenti attestano che attorno a quella tomba vuota sono state effettuate molte coltivazioni di basilico. Nel 320, l’imperatore Costantino dichiarerà con un decreto che la pianta del re (questo il nome del basilico), dovesse essere riservata al crocefisso e a Maria, chiamata in oriente ‘basilissa’, ovvero regina e pertanto degna dell’onore del basilico. La bellezza di Maria sta nel servire con umiltà la sua casa di Nazareth, i bisognosi come sua cugina Elisabetta e la comunità di apostoli di Gerusalemme. Richiama, purtroppo in queste giornate insanguinate ancora da femminicidi, il valore e la bellezza di ogni donna. Secondo l’Apocalisse (capitolo 12) lo splendore della donna sta nel curare, proteggere e difendere gli uomini feriti dal drago rosso di tante alienazioni della vita, per ridare a ciascuno la sua dignità e la sua libertà.

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