14-06-2015 ore 15:38 | Cultura - Libri
di Stefano Zaninelli

Crema. Arti maestri e botteghe nel Rinascimento cremasco. Presentata la raccolta di saggi a cura di Paola Venturelli

Poco più di 200 pagine dense di storia, di arte e di storia dell’arte cremasca dell’epoca rinascimentale. Si presenta così Rinascimento cremasco, l’opera curata da Paola Venturelli che racchiude alcuni tra i più importanti saggi su arti, maestri e botteghe tra XV e XVI secolo, come recita il sottotitolo. “Un grande dono offerto alla città di Crema – secondo il professore Mario Marubbi, invitato alla sala Pietro da Cemmo a presentare l’opera – un libro di storia dell'arte che fa il punto fermo su una stagione di studi e su argomenti più o meno sondati”.

 

Discipline disparate

Il volume, come ha osservato in una brevissima introduzione la curatrice, è dedicato a Maria Verga Bandirali, che alla storia dell’arte cremasca ha dato tanto in termini di ricerca; dimostrazione è  la frequenza con la quale ricorre nei rimandi bibliografici. “Il volume contiene diversi saggi di studiosi con specifiche competenze in discipline disparate – ha introdotto Marubbi – a Paola Vanturelli va il merito di aver dato grande organicità ad argomenti non sempre affini. Si apre con una doverosa premessa: il legame con Venezia ha conferito a Crema vantaggi indiscutibili, che altrimenti non avrebbe avuto”.

 

La struttura dell’opera

Sono 8 le parti in cui è divisa l’opera: la prima parte è dedicata all’inquadramento storico di Crema nel Rinascimento; segue un focus di Paola Venturelli sulle botteghe d’arte cremasche; l’architettura delle chiese di Santa Maria Guadalupe, Santa Maria della Croce e l’arte di Agostino De Fondulis è al centro del terzo capitolo; capitolo quarto dedicato alle sculture in terracotta; il quinto capitolo propone un’analisi che parte dai miniaturisti cremaschi e arriva alle tavolette da soffitto; nel sesto capitolo, i maestri legnamari, in due saggi di Maria Verga Bandirali; infine, 2 capitoli sul collezionismo e dispersione dell’arte cremasca e l’importanza dei metodi d’indagine attuali oltreché della conservazione.

 

La conservazione

Sull’importanza della conservazione ha posto l’accento Marubbi nel suo intervento conclusivo: “abbandoniamo l’idea che si deve aprire un bar per attirare persone al museo. Non si devono fare scale nel nulla o aggiungere pezzi di museo che nulla hanno a che fare con questi luoghi. Troppe volte è successo che i musei civici siano finiti a languire, proprio come ora”. “Dal 2012 – ha replicato Paola Vailati, assessore alla Cultura – le visite più che duplicate: questo per responsabilità di tutti gli eventi collaterali avvenuti nei chiostri e in questa sala. Nessuno ha bivaccato in questi luoghi e quanto avvenuto ha consentito di indurre sana curiosità verso il museo”.

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