14-04-2016 ore 15:10 | Cultura - Incontri
di Tiziano Guerini

Caffè filosofico di Crema. Pietro Martini sul bellum iustum e la guerra santa

I cristiani, e in particolare l'autorità della Chiesa, ha riconosciuto la possibilità di combattere per una "guerra giusta"? Certamente sì, e fin dai primi tempi; anzi spesso ha teorizzato addirittura la "guerra santa". Non ha dubbi in proposito Pietro Martini (nell'immagine), relatore nell'incontro del Caffè Filosofico di Crema dello scorso lunedì 11 aprile sul tema del concetto di guerra esercitato lungo i secoli nell'Europa cristiana. E d'altronde molteplici ed autorevoli sono le voci di personalità della teologia cristiana che si sono espressi in proposito. Da S. Agostino a S. Tommaso, con riferimenti all'Antico e al Nuovo Testamento, nonché alla cultura greca e romana, da cui ricavano precedenti inequivocabili. Nei primi secoli del Cristianesimo, in realtà, qualche obiezione di coscienza rispetto all'uso delle armi c'era stato - Tertulliano, ad esempio, esponente della Patristica peraltro mai ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa - e spesso i martiri sono andati incontro alla morte per questo; ma già con il Concilio di Arles, nel 353 subito dopo la vittoria di Costantino, viene definito scomunicato chi non combatte nella milizia che viene considerata romana e cristiana al tempo stesso.

 

Giusta causa e retta intenzione

Per S. Tommaso la guerra è giusta quando viene proclamata da una autorità riconosciuta, per una giusta causa e con retta intenzione. La stagione delle Crociate ne è una testimonianza storica precisa. E ci sono state Crociate anche all'interno della cristianità contro le eresie. Poi ci furono le guerre per la conversione dei popoli delle nuove scoperte geografiche, le guerre di religione fra cattolici e protestanti, le guerre di indipendenza e mondiali che videro spesso la partecipazione attiva e diretta del clero.

 

Contro l'aggressore non c'è solo la guerra

Certo, con gli ultimi Papi, in particolare a partire dall'inutile strage della prima guerra mondiale, così definita da papa Benedetto XV, si sono succedute le prese di distanza dalla guerra. Mai però con una condanna assoluta e definitiva: sempre indicandone, ormai, la non proporzionalità con eventuali torti o soprusi ricevuti, per i mezzi di distruzione di massa - vedi la forza nucleare - che la tecnologia mette a disposizione dell'umanità. Lo stesso papa Francesco recentemente ebbe ad affermare che fermare l'aggressore ingiusto è lecito. La guerra è una costante nella storia dell'umanità: è stato detto che senza guerre la storia sarebbe fatta di pagine bianche. Oggi, peraltro, la forza militare non è l'unico strumento per difendersi dagli aggressori: c'è il possibile utilizzo della forza economica, c'è la forza della più giusta distribuzione delle risorse e del riconoscimento dei diritti personali e di popolo, c'è la forza della persuasione attraverso la grande diffusione della cultura e della informazione. È su questo che bisogna insistere.

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