13-06-2018 ore 18:42 | Cultura - Incontri
di Marilisa Cattaneo

Crema. Coscienza civile e attivismo, Sandro Ruotolo ospite con storie di mafia e legalità

"La mafia può essere combattuta solo con attivismo e coscienza civile". Criminalità organizzata e ruolo dei professionisti della comunicazione, se n'è parlato ieri sera con il giornalista Sandro Ruotolo, ospite in sala ricevimenti del comune di Crema. La serata, organizzata da Rinascimenti, si è inserita all'interno della rassegna 57 giorni di legalità della consulta dei giovani, attraendo un buon numero di cremaschi. Un giornalista definito come "il cane da guardia della democrazia con il dovere di informare e mettere a conoscenza i cittadini della verità, anche quando si scontra con la politica, nazionale o locale che sia". Un momento di sofferenza per i cronisti che, come lo stesso Ruotolo, vivono sotto scorta per le loro denunce e le loro inchieste.

 

Gli intrecci

"Abbiamo un ruolo socio economico. Siamo la penna che riporta quello che accade nella vita di tutti i giorni, dai centri alle periferie, dalle grandi città ai piccoli paesi". A chiare lettere il giornalista ha spiegato come "la mafia italiana sia intrecciata a maglie fitte con l'imprenditoria e la politica, in un rapporto di corruzione e collusione. Oggi questo tipo di criminalità è soprattutto al nord d'Italia, dov'è presente il prodotto interno lordo nazionale". Non sono mancate riflessioni sulla terra dei fuochi e sullo stretto rapporto fra Stato e mafia, riprendendo fatti di cronaca vissuti e scritti dall'ospite. "Ai funerali di Giovanni Falcone ero in quella piazza, fra l'indignazione popolare e la rabbia dei poliziotti".

 

La verità

"Per battere mafie e corruzione si deve muovere la società civile" ha concluso Ruotolo "serve attivismo sul territorio, mobilitando quante più persone possibili. Oggi la criminalità organizzata si muove in modo diverso rispetto al passato e tutti insieme dobbiamo contrastarla". Ancora molti i "punti oscuri per arrivare a verità e chiarezza. Senza passato non esiste futuro ma non esiste nemmeno presente". Al termine dell'incontro l'ospite e il pubblico hanno lasciato il palazzo comunale per un momento di raccoglimento in largo Falcone e Borsellino, proprio davanti all'ulivo deposto in memoria dei due giudici uccisi dalla mafia.

666