13-03-2019 ore 13:48 | Cultura - Arte
di Alessio Rosin

L'ombra di Caravaggio illumina Pandino. La deposizione di Tolasi svelata in oratorio

“In Caravaggio il motivo religioso è anche sociale: il divino si rivela negli umili”. Così Giulio Carlo Argan parlava del geniale artista, proponendo una nuova rappresentazione della religiosità che irrompe nel quotidiano e trasforma la sacralità, spesso distante all'occhio dello spettatore, in una realtà vicina, fisica e reale. La Deposizione di Cristo realizzata dal noto artista soncinese Davide Tolasi, presso l'oratorio San Luigi di Pandino, ripropone l'intuizione caravaggesca attualizzandola. Il dipinto, dalle dimensioni di 7 metri per 3, offre all'osservatore della nuova stanza liturgica, realizzata per volere del vicario e dei parrocchiani e in cui l'opera è collocata, uno straordinario senso di vicinanza spirituale con la scena.

 

Personaggi reali

Realizzata dopo circa un mese di lavoro, l'opera propone la versione classica della rappresentazione sacrale, collocando però nella scena personaggi reali, che vivono quotidianamente lo spazio dell'oratorio. Il vicario don Andrea nel ruolo di San Luigi, porge un fiore ad un Cristo esanime mentre viene adagiato con l'aiuto di un moderno centurione, anch'egli interpretato da un giovane ragazzo del paese, così come la Maddalena che sorregge una Maria disperata. Tolasi, che presta il suo volto ad un San Giovanni in felpa azzurra, osserva la scena drammatica dalla sinistra del dipinto, richiamando in tal modo, e anche grazie all'impostazione della luce, lo stile del Caravaggio.

 

Oratorio come luogo di crescita

“La capacità innovativa del vero artista contemporaneo è quella non solo di contestualizzare e attualizzare - spiega don Gianluca Gaiardi, responsabile dell’Ufficio beni culturali della Diocesi di Cremona - ma è anche quella di veicolare un messaggio chiaro agli occhi di qualsiasi spettatore, adulto o bambino”. È proprio Gaiardi ad aver individuato in Tolasi l'artista adatto per questo importante progetto, che non possiede solo finalità decorative ma intende avvicinare i giovani ad un luogo di crescita e confronto come l'oratorio. “Contiamo di completare quest’opera abitandola – racconta don Andrea - chi ha accettato di lasciarsi immortalare in quest’opera non è più 'santo' degli altri ma semplicemente vive quotidianamente un ambiente che amiamo definire 'popolare'”.

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