“Oggi parliamo di pace”. È con questa frase che Andrea Riccardi, fondatore della comunità di sant’Egidio, si è rivolto ai 400 studenti dell’IIS Galilei di Crema, riuniti stamattina presso il multisala Porta Nova. È stato accolto dalla dirigente scolastica Paola Orini, dal vice preside Davide Pagliarini, da Stefano Pagazzi, insegnante di religione e promotore dell’iniziativa. Ha incontrato anche il sindaco di Crema Fabio Bergamaschi, gli assessori Emanuela Nichetti e Giorgio Cardile, il presidente della provincia di Cremona Mirko Signoroni, il senatore Renato Ancorotti, Angelo Marazzi presidente della commissione diocesana per la pastorale sociale e del lavoro ed altri. La dirigente Paola Orini ha introdotto l’incontro, a pochi giorni dalla commemorazione delle vittime della Shoah: Riccardi è un uomo "capace di dialogo e fautore della pace. È un’occasione di crescita e di riflessione per i ragazzi”. Ha ringraziato chi ha reso possibile l'incontro: gli insegnanti e la studentessa Giulia Pellegritti, che ha organizzato una colletta tra i compagni e le compagne di scuole, da destinare all’attività della sant’Egidio.
Il curriculum del relatore
A Pagazzi il compito di introdurre l'ospite; nel 1968 ha fondato la comunità di sant’Egidio a Roma, conosciuta per l’impegno sociale, nell’ambito lavorativo e a favore della pace e del dialogo. Riccardi ha contribuito alla risoluzione di conflitti in diverse parti del mondo tra cui: Guatemala, Costa d’Avorio, Nuova Guinea. È autore di diversi libri, tra i quali La guerra del silenzio, uscito da poco. Dal 2011 al 2013 è stato anche ministro per la cooperazione internazionale, la famiglia e le pari opportunità. Era anche nella terna, insieme a Mattarella, tra i candidati alla presidenza della Repubblica. La parola è poi passata all’ospite.
Concetti nati dall’esperienza
Riccardi ha più volte evidenziato un concetto: “in Italia da quasi 80 anni viviamo in pace. Ora, con il conflitto ucraino ci sembra un’urgenza perché non eravamo più abituati ad interfacciarci con un popolo, in Europa, in guerra. Il nostro paese, dopo la fine della seconda guerra mondiale e la Shoah, che ha portato a otto mila morti solo da noi, è terra di pace. Dobbiamo ringraziare, per questo, il destino e anche la classe dirigente per questo”. Altra tematica affrontata è stata quella della memoria. “Col tempo, si è affievolita la memoria della guerra e del suo orrore. Ora si parla di conflitti ‘puliti’ e tecnologica, ma non si mostra l’orrore. La nostra cultura ha perso il senso della drammaticità della guerra. Abbiamo anche perso il senso della pace come nazione, fino a quando il conflitto in Ucraina non ha toccato la nostra economia creando problematiche quali i rincari. Cosa bisogna fare dunque? Vivere una cultura di pace”.