12-04-2020 ore 10:33 | Cultura - Tradizioni
di + Daniele Gianotti

Crema. Gli auguri pasquali del vescovo alla cittadinanza ai tempi del coronavirus

L’augurio che tutti desiderano sentirsi fare, in questi giorni, è indubbiamente che la pandemia da Coronavirus finisca il più presto possibile, che si possa tornare a incontrarsi, che possa ripartire la vita “normale”, di cui tanto sentiamo la mancanza. Sarebbe questo, dunque, il significato che diamo all’augurio pasquale, almeno per quest’anno, in questa situazione eccezionale?

 

Il significato della Pasqua

Senza dubbio, dentro il nostro “buona Pasqua” ci sta perfettamente l’augurio della fine dell’emergenza sanitaria, della guarigione dei malati, di un allentamento delle tensioni e difficoltà con le quali stiamo facendo i conti da tempo. In definitiva, la Pasqua non annuncia forse la gioia, la vita, dopo i giorni del dolore e della tribolazione? Ebbene, sì e no. Certo, sì: perché i cristiani credono che Gesù, condannato come un delinquente e crocifisso, è risorto e vive per sempre nella vita di Dio: “la morte non ha più potere su di lui” (Rm 8, 9); “con la sua morte ha sconfitto la morte, e risorgendo ha ridato a noi la vita”, proclama la liturgia pasquale. Al tempo stesso, i cristiani contemplano Gesù risorto che porta su di sé, per sempre, i segni della passione: “con i segni della passione, vive immortale”, dice sempre la liturgia. E vuol dire che la morte, la sofferenza, la tribolazione non sono, per Gesù risorto, un passato ormai trascurabile, un incidente di percorso da dimenticare: fanno parte, invece, della sua realtà di risorto, stanno anch’esse dentro la novità pasquale.

 

Quale augurio pasquale, dunque?

“L’augurio che si compia sempre in noi il passaggio (questo significa la parola ‘Pasqua’) da morte a vita, dalle tenebre alla luce, dalla tribolazione alla gioia, che contempliamo e celebriamo nella Pasqua di Gesù. “Buona Pasqua” non significa che tutto andrà poi sempre bene, che verremo a capo di tutti i problemi, di tutti i mali (incluso il male che è in noi, e che si chiama peccato), delle sofferenze e fragilità di cui facciamo esperienza anche in questi giorni. “Buona Pasqua” vuol dire, invece: fídati di Dio, perché Egli rende possibile anche nella tua, nella nostra vita, ciò che vedi e credi in Gesù: vincere la morte non cercando di scansarla, ma trasformandola in dono di amore; affrontare il dolore e la fragilità con fiducia in Dio e nella carità fraterna; andare verso il futuro, che non risparmia ombre e incertezze, senza cercare di “difenderti” a tutti i costi, e provando invece a donarti, sapendo che il “futuro” ha per te, per noi, il nome di Dio, e della vita piena che Egli ci dona in Gesù Cristo. Così, dovesse l’emergenza prolungarsi o finire presto, e che ci aspettino tempi facili o difficili, ci sarà possibile sempre vivere da uomini e donne della Pasqua, e in ogni cosa sperimentare la fedeltà dell’amore di Dio, come lo ha sperimentato Gesù Cristo. Buona Pasqua!”.

1947