12-03-2025 ore 14:34 | Cultura - Teatro
di Annamaria Carioni

La Compagnia Caino e Abele porta in scena la storia d'amore tra Esmeralda e Quasimodo

La Compagnia Teatrale Caino e Abele torna a calcare il palcoscenico con sempre rinnovato impegno ed entusiasmo: a qualche anno dall'ultimo successo, ottenuto con “I volti della Rosa”, gli attori e le attrici seniores dell'associazione di promozione sociale, attiva dal 1985, sono di nuovo protagonisti di un lavoro a tinte forti e denso di emozioni: “1482. Storia d'Amore e di Passione", tratto da “Notre Dame de Paris”, uno spettacolo con le musiche composte da Riccardo Cocciante, scritto da Luc Plamondon ed ispirato all'omonimo romanzo di Victor Hugo. Nella sala polifunzionale dell'oratorio di Offanengo, gremita all'inverosimile di spettatori di ogni età, sabato 8 marzo alla sera e domenica 9 marzo con due repliche, una pomeridiana e l'altra alle ore 21, è risuonata la storia intramontabile della bella zingara Esmeralda e del campanaro Quasimodo.

 

Amore e passione
Le vicende si svolgono a Parigi nel 1482. Il poeta Pierre Gringoire introduce la storia, davanti al sagrato di Notre-Dame, invaso poco dopo da un gruppo di zingari che, guidati dal loro re Clopin Trouillefou, chiedono il diritto d'asilo per poter rimanere nella città. L'arcidiacono Claude Frollo, che cova un grande odio verso di loro, manda invece a scacciarli Febo, capitano delle guardie, che rimane incantato dalla fulgida bellezza di Esmeralda. Clopin, fratello maggiore della gitana, da lui allevata come un padre, dopo la morte della loro madre, la mette in guardia dalla malizia e dalla cattiveria degli uomini. Entrambi ancora non sanno che Febo è fidanzato con la nobildonna Fiordaliso e che il loro matrimonio è vicino.

 

La festa dei folli
Intanto a Parigi si celebra una sorta di carnevale goliardico, in cui i cittadini incoronano il campanaro Quasimodo come papa della giornata, in quanto il più brutto, spaventoso e grottesco uomo della città. La festa è però interrotta da Frollo, che richiama il suo servo deforme e gli ordina di rapire Esmeralda, della quale si è segretamente invaghito. Il campanaro, allevato dall'arcidiacono come un figlio, quando tutti lo disprezzavano, prova per lui una devozione e un affetto incondizionato e gli ubbidisce ciecamente. Il rapimento viene sventato da Febo, che riesce a sedurre la giovane donna, pur essendo diviso tra la passione ardente per lei e l'amore puro e sincero per l'angelica Fiordaliso.

 

 

Amata Esmeralda
Non solo Frollo e Febo sono ammaliati dalla bella gitana: anche Quasimodo si innamora perdutamente di lei, che gli riserva un gesto di pietà di fronte a tutti. I due diventano amici. Si tratta di tre tipi di amore completamente diversi: l'aitante e focoso comandante delle guardie non sa resistere alla passione e neppure la sua coscienza può ricondurlo alla ragione; Frollo brama di possedere l'affascinante straniera andalusa, in un folle impulso che è fatto di lussuria, di rabbia e di vendetta per lo sdegnoso rifiuto della donna; il sentimento nutrito dal gobbo, invece, è ricco di tenerezza, di amorevole partecipazione per la sua sorte di vittima incolpevole. 

 

Un'opera corale
Amore, passioni sfrenate, odio senza controllo: è facile intuire quale terribile epilogo possa  avere una storia con simili premesse e la conclusione è tragicamente triste, assolutamente in contrasto con l'atmosfera di gioiosa attesa, data dal fitto vociare del pubblico, che ammutolisce soltanto allo spegnersi delle luci. La narrazione è potente, il coro dietro le quinte sottolinea con forza i momenti più drammatici: il racconto è affidato alle parole cantate, alle musiche di non facile esecuzione, che richiedono padronanza e controllo vocale oltre che estensioni importanti. Anche il corpo di ballo dà il meglio di sé in coreografie acrobatiche, con ruote, salti e sollevamenti, figure cariche di energia. Il ritmo è incalzante e travolge in un turbine di forti sensazioni il pubblico, che si commuove, si indigna e partecipa con attenzione allo svolgersi della storia.

 

I personaggi 
Se le scene d'insieme sono coinvolgenti, altrettanto credibili nei loro ruoli sono anche i personaggi principali: Esmeralda è ingenuamente sensuale, Febo “bello come il sole” è determinato, ma immorale, Frollo, uomo di scienza e religione, è spregevole quando cade vittima dei suoi peccati, abbandonandosi al male e Quasimodo, essere deforme e di mostruosa bruttezza, guercio e zoppo, conosciuto da tutti con il soprannome di gobbo di Notre Dame, mostra al contrario un animo puro, generoso e sensibile. Accanto a loro, il poeta, con pacata malinconia, accompagna gli spettatori lungo le vicende, Clopin, a capo della corte dei miracoli, è forte, leale, coraggioso  e incarna la giustizia e Fiordaliso è eterea ed angelica nel suo abito immacolato, ma impietosa e crudele nel pretendere la morte della rivale in amore.

 

I temi cardine
Non è l'amore, sviscerato in ogni sua forma, l'unico tema, degno di essere indagato: ci sono gli esclusi, gli ultimi, gli sconfitti, che vengono rifiutati per il solo fatto di essere diversi, di essere stranieri o di non corrispondere a canoni estetici standardizzati. L'opera condanna la superficialità, l'ipocrisia, il potere che si piega all'inganno, la libertà calpestata in nome della legge del più forte. Questo vale per i protagonisti, per Esmeralda, che paga a caro prezzo il suo essere straniera, innamorata e pura di cuore, per Quasimodo, che scopre il tradimento di chi credeva padre e amico, per Clopin, che viene ucciso nel tentativo di difendere la libertà dei suoi compagni. Resta l'amaro nel cuore al pensiero che ciò che viene narrato nella finzione scenica non è poi così lontano da quanto accade ancora oggi intorno a noi e nel mondo.


Sinergie e ringraziamenti
Lo spettacolo è stato reso possibile grazie alla preziosa sinergia con l'oratorio ed il Comune di Offanengo, al sostegno degli sponsor, all'impegno delle sarte e delle truccatrici, dei membri dell'Impresa Crolli e Disastri, che da sempre si occupano degli allestimenti scenici, degli alunni del Liceo Artistico di Crema, che hanno realizzato le scenografie, del consiglio direttivo dell'associazione per il coordinamento generale e di tutti i volontari, che si sono spesi alacremente per la buona riuscita delle tre repliche: per precisa volontà della compagnia, non compaiono nomi, perché sarebbe stato impossibile elencarli tutti e ingiusto indicarne solo alcuni, ma soprattutto perché si tratta di un'opera collettiva, dove il lavoro di ciascuno, anche di chi non è apparso sul palco, è stato fondamentale.