12-01-2025 ore 20:32 | Cultura - Musica
di Annamaria Carioni

'Ogni alba è una promessa, ogni tramonto un arrivederci': il Ponchielli abbraccia Allevi

Solo Piano Tour: Giovanni Allevi, il suo piano, il suo pubblico. Non serve altro per innescare la magia che solo un'anima gentile, pensosa e travagliata come la sua può suscitare. Applausi scroscianti precedono il suo ingresso ed eccolo sul palco con passo timido, leggero: “Ma questo è l'applauso finale” dice sorridendo con voce sommessa ed è subito empatica affinità con i presenti. Tutti si alzano in piedi, a tributare onori e affetto a quest'uomo magro ed etereo, che indossa un paio di jeans modello skinny, scarpe alte da tennis nere con stringhe bianche e un busto, celato sotto la maglia nera e tenuto stretto intorno al corpo da cinghie dello stesso colore.

 

Generosa umanità
“Se durante il concerto doveste sentire qualche nota fuori posto o vedere una mano che trema sono i farmaci oppioidi – spiega il pianista - ma se allo stesso tempo doveste sentire qualcosa di geniale, probabilmente è per lo stesso motivo”. Si sorride complici a questa battuta: la sua è un'ironia leggera, carezzevole, che prende diritta la via del cuore.  Non ti puoi difendere e non vorresti nemmeno farlo: è il racconto di un'umanità consapevole e generosa, messa duramente alla prova dalla vita, in cui ciascuno si riconosce in qualche modo.

 

Aria
Piegato sul pianoforte a coda, al centro del palco, in un dialogo intimo con i tasti, il compositore marchigiano incarna un demiurgo che crea un universo di suoni incantevoli: si può sentire la brezza sulla pelle e immaginare la primavera e poi sentirla diventare un vento impetuoso. Il Ponchielli immobile e assorto si lascia condurre per mano nella melodia: è un moto di elevazione, si dimentica di essere corpo, ci si può librare nell'aria insieme alle note, che si fanno largo nella mente, nel profondo delle viscere, nei recessi dell'anima. Come nel brano successivo No more tears, di fronte ai più cupi momenti di disperazione, prevale la grinta di chi non vuole darla vinta al destino.

 

Un presente allargato
Dopo aver eseguito Kiss me again, composta per festeggiare la fine della pandemia e la gioia di tornare a toccarsi, a gustare la vicinanza dell'altro, il compositore propone Tomorrow, scritta durante la degenza in ospedale. “Il mio domani non può spingersi troppo in là, così dicono le statistiche, ma io non ci credo – Giovanni ride con fanciullesca innocenza e il pubblico sorride con lui - Nel presente allargato ogni alba è una promessa e ogni tramonto un arrivederci”. Torna a sedersi davanti al confidente strumento e le dita riprendono a rincorrersi veloci sulla tastiera, la sfiorano, la pizzicano, la padroneggiano. Segue Come sei veramente, uno dei suoi pezzi più conosciuti. Allevi rivela che si tratta di un brano irrinunciabile, che ha sempre suonato fin dalla mia prima esecuzione, ma che è molto difficoltoso da eseguire a causa delle parestesie. “Era dedicato all'amore, poi è diventato lo spot di un'automobile”. E' una staffetta di melodie e ricordi, dove commozione e leggerezza si passano il testimone.

 

La natura e il divino
Allevi è un uomo di vastissima cultura: possiede una laurea in filosofia da 110 e lode, due diplomi in pianoforte con il massimo dei voti al Conservatorio Morlacchi di Perugia e al Conservatorio Verdi di Milano. La NASA gli ha intitolato un asteroide, può vantare una carriera fitta di riconoscimenti, ma sta sul palco, illuminato dai fari e ancor di più dalla sua genuina umiltà e dalla sua indomita resilienza. “Noi crediamo di vivere in una società avanzata. Ma abbiamo perso il contatto con la natura e con il divino. Dobbiamo eliminare questa cappa che ci impedisce di avvicinarci al sacro”. Queste incisive parole introducono Our future, un'intensa ballade dall'incedere mosso, composta per la conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite del 2021 a Glasgow in Scozia.

 

Care assenze
Il concerto è anche l'occasione per ricordare persone importanti: “A  vent'anni non avevo amici, tranne uno, don Mauro. Studiavo filosofia, lui era un teologo e aveva una fede incrollabile nella trascendenza e una fiducia ottimistica nel mondo e nei giovani. Io non credevo in niente. Un incidente stradale me lo ha portato via; questo brano, Ti scrivo, è il mio modo di ringraziarlo”. E' poi la volta di Helena, meditazione per sola mano destra, dedicata ad un'amica pianista, che ha perso l'uso della mano sinistra, interamente eseguita dal maestro con un'unica mano in modo mirabile, e di My angel. “Io ci credo all'angelo custode. È la figura più vicina all'essere umano. Per me è la personificazione di un'anima cara che ancora ci è vicina”. In sala si spengono le luci: nel buio totale restano illuminati solo il viso, incorniciato di riccioli argentei, e la mani lievi del pianista. Il pensiero abbraccia ad occhi chiusi chi non c'è più, cullato da una melodia struggente.

 

Musica e cameriere
Ogni tanto Allevi, mentre parla, si appoggia al piano, quasi a voler trarre da lui la forza. Il suo racconto di vita riprende, nel momento in cui a 28 anni lascia Ascoli Piceno, dove è nato, per andare a vivere a Milano. Qui per anni suona e fa il cameriere per mantenersi. Ed ecco un aneddoto, che illustra brevemente da dove e in che modo possa scaturire la vis creativa: sulla metropolitana ad una signora cadono delle mele da una borsetta che si rompe. Il musicista resta affascinato dal ritmo, prodotto dalle mele che cadono, e, tornato nel suo monolocale, compone il brano sperimentale L'idea, in cui le note sono sincopate e si susseguono a saltelli e a rimbalzi.

 

Il basilico e la luna
La stanchezza inizia a trasparire, ma gli applausi sembrano nutrire il pianista e lui li restituisce con inchini carichi di affetto. Poi torna a parlare della sua malattia con serena accettazione ed insaziabile amore per la vita: “Dall'Istituto dei Tumori di Milano uscivo stordito. Allora, annusavo una foglia di basilico oppure d'istinto contemplavo l'alba, il tramonto e la luna madreperlacea”.  Con questi delicati pensieri sull'enorme potere curativo della natura, Allevi introduce il brano intitolato Luna e a seguire Malinconico notturno in 5/8.

 

Segui il flusso della vita
La magica serata volge al termine, ma c'è ancora tempo per parlare dei filosofi stoici come Seneca, Epitteto e Marco Aurelio, ai quali il compositore dichiara di essersi avvicinato molto negli ultimi tre anni: “Noi viviamo su una gocciolina infinitesimale. Come consigliano questi antichi pensatori non ti affannare, ma vivi in armonia con quanto accade.Go with the flow è un brano scritto vent'anni fa, ma potrebbe essere il manifesto di questo pensiero filosofico”. Nonostante il dolore alla schiena, che costringe il compositore a fare un esercizio di stretching proprio sul palco, utilizzando il fianco del piano come spalliera e sostenuto da un caloroso applauso, arriva il momento di suonare Panic, che l'autore definisce scherzosamente come il suo stato d'animo abituale.

 

Back to life
Questo tour è il mio ritorno alla vita” afferma Allevi, prima di eseguire, a grande richiesta del pubblico, i due bis Prendimi e Back to life e ringraziare lo staff del teatro Ponchielli e i presenti: “L'applauso più grande va a voi per l'affetto che mi avete regalato”. Anche questi ultimi pezzi offrono l'immagine di un artista eccezionale, di un musicista dal talento indescrivibile e di un uomo dalla spiccata sensibilità. Restano impresse negli occhi le sue mani che si muovono leggere nell'aria, quasi a voler moltiplicare il profumo delle note, che ancora volano libere e gioiose e sembra non vogliano spegnersi. Si esce ordinatamente dalla sala ancora incantati, quasi increduli di aver vissuto un incontro indimenticabile. Fuori la notte è fredda, il cielo terso brilla di stelle e il cuore è in pace.