11-04-2022 ore 18:37 | Cultura - Libri
di Chiara Grossi

Community reading, il libro del mese è di Cristiano Cavina: ‘Ottanta rose mezz’ora’

Venerdì sera, il progetto di Alice Community Reading ha aperto le porte all’autore romagnolo Cristiano Cavina e al suo romanzo del 2019, Ottanta rose mezz’ora, scelto dalla comunità dei lettori che gravita intorno all’associazione come libro del mese. Nato in un paesino delle colline dell’Appennino faentino e cresciuto insieme ai nonni materni e alla giovane madre, che ricorda con quell’affetto d’altri tempi, un po' duro ma instancabilmente presente, Cavina si addentra nelle retrovie del suo romanzo. I facilitatori, Marcello Zuccotti e Italo Trabattoni, seduti accanto a lui sul palco, lo hanno accompagnato con domande intense e precise, che guidano a risposte apparentemente definitive ma che si fanno soglie di scenari complessi.

 

Fuori dagli schemi

“Come definiresti Ottanta rose mezz’ora?” “Una storia d’amore” niente di più e niente di meno. Anzi, forse la storia d’amore più vera e pura mai vissuta dal protagonista. Può sembrare un contrasto conoscendo la trama del libro, dove la protagonista si prostituisce per salvarsi dai debiti e il compagno asseconda, diventa complice e l’aiuta in questa esperienza, senza nascondere il piacere erotico e mentale che ne trae. Ma “Ottanta rose mezz’ora” è proprio questo: un quadro di come la purezza di quell’amore fuori dagli schemi non possa essere scissa dalle sue manifestazioni fisiche, così come la più mera disperazione dalla più ampia felicità. E dunque, sbirciando tra le persiane ciò che succede nella vita dei protagonisti e annusando gli odori emanati dalle situazioni che essi affrontano, si tesse un’inclinazione perfetta fatta di crudeltà e ironia, che comunica e ridimensiona i gravi fatti che si susseguono.

 

Desiderio e ferita
Cavina chiarisce che la sua scrittura nasce dalla necessità di dare spazio e tempo alle “zone di frizione”, quelle non confortevoli perché è lì che accadono le storie. E sulle tracce di chi lo ispira, Stephen King, John Fante, Natalia Ginzburg e soprattutto Eduardo Galeano, Cavina dà voce alle sue zone scomode. Perché la scrittura nasce da un desiderio e da una ferita, quella ferita dalla quale sgorga la vita che chiede di essere raccontata; allora, in definitiva, scrivere è raccontare, spogliando di tutto tanto il corpo quanto l’anima.

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