11-04-2014 ore 15:22 | Cultura - Storia
di Luigi Dossena

Historia et Imago Cremae. Il sacro tempio dei cremaschi dal 1341 ai giorni nostri, da San Pantaleone alla proposta di demolizione della cattedrale nel 1800

Dal termine dei lavori nel 1341 i rifacimenti all’esterno del Duomo si affievolirono: le opere realizzate, la sistemazione di altari, il coronamento del campanile ed altri lavori sono particolarità, più che opere organiche. Il 29 Ottobre 1459 nel Duomo di Crema avvenne il trasferimento della prepositura di Palazzo Pignano e così aumentarono i canonici della Colleggiata in città. Per soddisfare le esigenze del rimpolpato coro dei canonici, qualche anno dopo venne abbattuta una parte dell’abside per ampliarla. Questo fatto è supportato dalla bolla vergata di Mantova da papa Pio II l’8 maggio 1460, quando il trasloco venne ultimato.

 

Le reliquie di San Pantaleone

Cita il Terni nel 1485: a 9° Ottobrio si da principio a la reformatione de la cappella grande dil duomo porgendola più fuori. Come fosse l’abside originaria, non lo sappiamo, ma azzardiamo: poligonale o emiciclica? Mah! Con lo spostamento dell’abside si mise mano di conseguenza anche allo spostamento dell’altare maggiore e fu in quel frangente che vennero alla luce molte reliquie di santi, fra cui alcune di San Pantaleone, era il 17 Novembre 1486. Dopo poco tempo, venne costruita l’enorme cripta sotto l’altare maggiore che fino ad allora era posta a livello del pavimento, o quasi. Perciò venne scavato un vano che si congiungeva a due scalinate, mentre venne rialzato il piano dell’altare maggiore. Probabilmente, in questo lasso di tempo fu tolta l’inferriata che, a guisa di iconostasi, divideva il coro della navata maggiore.

 

Un altare più digno

Nel 1513 i cremaschi ritennero di dare al santo patrono, San Pantalone, un altare più digno, cioè lo tolsero da sotto il campanile e lo posero in loco contiguo et magis honorifico et in conspectu in ipsa ecclesia , ergo, al centro della cattedrale. Et fiat una sancta sanctorum sub capella magna dicte ecclesie maioris quod sit et esse deabet capella dicti divi Pantaleimonis et in ea colocetur et colocari deabeat altari sancti protectoris nostri, sovraintendente ai lavori furono Pietro da Terno e Stepanum Barbetum. Mentre l’abside odierna non ha più il carattere cinquecentesco, la cripta ha ancora l’afflato primigenio, anche se con alcuni rifacimenti e superfetazioni causati dalla canea del tempo e dalla composizione del sottosuolo.

 

L’altare di San Marco

Molti altari vennero trasformati seguendo il gusto ora rinascimentale, ora del barocco; varie volte nelle pareti del Duomo vennero praticati degli sfondati, permettendo così la collocazione di nuovi altari e/o cappelle. A nord della navata centrale vennero chiuse delle bifore e aperte porte entro la terza e la quinta campata nord, parrebbero opere eseguite nel 1528. Nel 1666 presso la parete sud, ove troviamo l’altare di San Marco, venne chiusa una lunga monofora centrale trecentesca per fare posto alla pala di Guido Reni. Nel 1709 venne costruita ex novo la cappella del S.S. Crocefisso, ripresa da un precedente sfondato presente nella parete terminale della navata minore.

 

L’antico Battistero e il Palazzo della Ragione

All’esterno della cattedrale, la piazza versus il palazzo municipale subì multiple costruzioni prima di presentarsi a noi così com’è, a partire dall’antico Battistero che nel 1410 fu parzialmente demolito, cioè “ad uso secular per la comunità metuto”. Giovanni Benzoni fece incorporare la struttura rimanente dell’edificio è lo battezzò Palazzo della Ragione.. mah! Certo è che questo palazzo ove si ragionava ebbe una striminzita vita, tant’è che nel 1499 fu abbattuto assieme a quel che restava dell’annesso Battistero.

La neonata diocesi e l’università in piazza Duomo

E, come cita la delibera comunale del 6 gennaio e del 25 febbraio del 1548, fu atterrato per ingrandire la piazza. Si iniziò a costruire un altro palazzo, ancora più impegnativo, cioè il palazzo chiamato Ad universitatem: avevamo l’università in piazza Duomo. L’edificio si unì alle ultime campate del Duomo, verso l’abside, così che vennero occultate delle finestre inferiori; erano le finestre gotiche della terza, quarta e quinta campata: una meraviglia scomparsa. L’Universitatem svolse per pochi anni la sua funzione, quando nel 1580 fu istituita la diocesi di Crema e donata al primo vescovo quale sede del vescovado. Qualche anno più avanti, fra il Duomo e il municipio, venne costruito un edificio simile a quello che abbiamo sopra descritto e fu addossato alle prime due campate nord della Cattedrale.

 

Il Consorzio della Madonna

Già nel 1577 il Consorzio della Madonna, un’importantissima e ricchissima corporazione, voleva costruire in loco, ma non era ancora tempo. Passarono dieci anni, e nel 1587, precisamente il 29 gennaio, cominciò a vedere la luce la sagrestia del Consorzio della Madonna. Sorse accanto ad una loggetta già costruita del novembre del 1500 sita a tramontana. Ebbene, questa ultima costruzione finì per oscurare quella parte ancora in luce del fianco nord del Duomo, cancellando una finestra gotica messa nella seconda campata, la bifora romanica della prima campata e forse causando, insieme alla realizzazione del Palazzo Vescovile, la chiusura delle finestre a nord della navata maggiore. Con i restauri del 1935 e 1936 si abbatté tutta questa ala, cui seguiranno altri descritti nel libro Il Duomo di Crema. Alla luce dei nuovi restauri, edito nel 1955.

 

L’ottagona ghirlanda superiore

Ricordiamo inoltre, per la parte esterna, che la facciata del Duomo fu investita costantemente da rifacimenti già nel 1481 e nel 1495. Mentre per la torre campanaria si mise mano alla reparazione nel 1455, nel 1483, quando venne colpito da una saetta, e nel 1533. Per terminare la parte inerente al campanile, nel 1604, sotto la guida di Massimo Valiero Provveditor Creme, lo storico cremasco Ludovico Canobbio scrive, buon testimone oculare di quest’opera, che s’eresse all’altezza e magnificenza che oggidì si scorse la vaghissima torre della cattedrale quale ammirabile opera etc. La torre della cattedrale sino a quel tempo era quadrangolare, forse sormontata da una cuspide, venne quindi aggiunta l’ottagona ghirlanda superiore a similitudine del torrazzo di Cremona.

 

Rifatto l’interno

Ancora due passaggi importanti, il primo ad opera dell’architetto cremasco Giacomo Zaninelli da Ripalta Arpina, la seconda è un’indecente proposta del 1800. Orbene, dal 1776 al 1780 l’interno del Duomo venne, per usare un eufemismo, rifatto secondo i disegni e i progetti di Zaninelli in stile pseudoclassico, neoclassico, classicheggiante e fu interamente affrescato, a partire dal 1780, dal carneade decoratore Orlando Bencetti da Treviglio.

 

La proposta di demolire il Duomo

Noi su questo restauro totalmente invasivo facciamo nostra la famosa frase “mi avvalgo della facoltà di non scrivere”. L’ultima trovatona fu un progetto consegnato brevi manu nel 1800 all’ingegner Luigi Massari, allora presidente della municipalità cremasca, ove, candidamente, gli orefici cremaschi volevano allestire una loro contrada nella odierna via Manzoni, ben appunto la contrada degli orefici. Per dare impulso al loro travaglio e dare aria a piazza Duomo, nel progetto c’era la proposta di demolire il Duomo stesso: a fare vece della vecchia e demolita cattedrale proposero, quale nuovo Duomo, la chiesa di san Bernardino. Sarebbe stato il mester cremasch del millennio. Fonti: Maria Edallo Labadini, Maria Verga Bandirali, Il Duomo di Crema. Alla luce dei nuovi restauri 1955.

 

Si ringrazia la direzione del Museo civico di Crema per la preziosa collaborazione

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