10-09-2018 ore 15:31 | Cultura - Arte
di Andrea Galvani

Fato e destino, opere cremasche esposte a Palazzo Ducale. Nichetti: 'evento prestigioso'

Alla mostra Fato e destino. Tra mito e contemporaneità in corso al Palazzo Ducale di Mantova (fino al prossimo 6 gennaio), il Museo di Crema e del Cremasco ha prestato due opere. Per l'assessore Emanuela Nichetti un motivo d'orgoglio, che consente alla città e al territorio di “rientrare, dopo molti anni, in prestigiosi circuiti d'arte”. L'esposizione è curata da Renata Casarin e Lucia Molino con la collaborazione di Michela Zurla. “La rassegna – spiega il conservatore del Museo cremasco, Matteo Facchi - presenta circa 70 opere tra dipinti, sculture, disegni, grafica e mosaici che indagano il tema del fato e del destino, dall’antichità ai nostri giorni. La nostra città ha contribuito all’esposizione concedendo in prestito due Scene macabre.

 

La donna e il mercante

I due dipinti raffigurano uno scheletro in veste di mercante di stoffe e uno scheletro in veste di nobildonna con bambino. Fanno parte di un ciclo di quattordici opere provenienti dalla chiesa di san Bernardino in città a Crema in deposito presso il Museo dal 1960. Nel 2003 sono state oggetto di un intervento di restauro eseguito da Ambrogio Geroldi sotto la direzione della dottoressa Casarin, funzionario dell’allora Soprintendenza per il patrimonio Storico Artistico di Brescia, Cremona e Mantova”.

 

Il monito nelle predicazioni quaresimali

“Si tratta di un apparato effimero che veniva appeso ai piloni della chiesa dei francescani osservanti durante le predicazioni quaresimali come monito che la morte raggiunge tutti, poveri e ricchi, potenti e dotti. Infatti i quattordici scheletri sono abbigliati in modo da raffigurare tutti gli strati che componevano la società dell’epoca: pontefice, cardinale, vescovo, sacerdote, imperatore, re, doge, cavaliere, patrizio, dottore, artigiano, mercante, nobildonna con bambino, povero. Le tele sono opera di un pittore anonimo attivo nell’area della Lombardia veneta tra il 1750 e il 1775 circa. Presso la stessa mostra è possibile ammirare una scultura in marmo bianco raffigurante Eva. Si tratta di una statua di Giovanni Maria Benzoni (Sangavazzo, 1809 - Roma, 1873), scultore originario della bergamasca, ma i cui studi a Roma a partire dal 1828 furono finanziati dal mecenate cremasco, conte Luigi Tadini, fondatore dell’omonima Accademia di Belle Arti di Lovere”.

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