09-12-2020 ore 15:30 | Cultura - Itinerari
di Felice Lopopolo

Crema. Lidia Menapace la 'tenera partigiana' attenta ai giovani e innamorata della libertà

Partigiana (non voleva essere chiamata ex) aveva imparato dalla Resistenza a convivere con la paura, ma a dominarla con la ragione. L'occasione di conoscere Lidia Menapace, scomparsa in questi giorni, è stato il premio Anna Adelmi avviato a Crema nel 1999. Era presente ai momenti di incontro di tutte le scuole partecipanti, alle performance finali perché condivideva la sperimentazione di fare scuola studiando la realtà, in quell'occasione la condizione delle donne dal punto di vista del lavoro, della parità, dell'innovazione tecnologica. Al San Domenico venivano presentati diversi elaborati, con differenti linguaggi. Lidia guardava, tra un lavoro e l'altro arricchiva il tema con brevi interventi. Ad ascoltarla, ad ogni edizione, centinaia di studenti, in silenzio, attenti. Sapeva trasmettere loro amore per la conoscenza e la libertà.

 

Militanza di gioia

In quegli anni, i primi del 2000, trascorreva parte del suo tempo in treno, da nord a sud dell'Italia e viceversa, per andare ad incontri, assemblee, specie nelle scuole. Nel 2011 perse una coincidenza e non riuscì ad arrivare in tempo a Crema per l'ottava edizione del premio, fu l'unica eccezione. La sua militanza era fatta con gioia, non apprezzava la retorica del militante che “si sacrifica”. Se ne parlava a casa mia, a cena, gustando di avere ospite una donna colta, una “vecchiaccia”, così si definiva, capace di esporre le proprie convinzioni, spesso radicali, con pacatezza, con rispetto per l'interlocutore, sempre con tenerezza. Così la ricordo, portandomi dentro un messaggio condiviso, un sogno stimolante e moderno: che ogni scuola di pensiero democratico, che ogni agenzia educativa, decida di formare la futura classe dirigente con questo stile. È questa la strada per una politica sana ed apprezzata.

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