08-11-2022 ore 20:46 | Cultura - Arte
di Rachele Bassini

Alice. La Community theatre parte con il piede giusto: due spettacoli apprezzati da tutti

La stagione Community theatre inserita nel più ampio cartellone di Alice nella città cofinanziato da Fondazione Cariplo, ha proposto una prima settimana di novembre estremamente ricca, con le residenze teatrali Teatroallosso e La 6 Colpi in scena. I due gruppi lavorano su generi e con pubblici assai diversi, ma gli spettacoli visti sul palco di Alice hanno brillato per cura, preparazione degli interpreti, dinamiche drammaturgiche in egual misura.


Uno spettacolo per i più piccoli
Teatroallosso, con il suo rodato schema narrativo in grado di affascinare i più piccoli, ha presentato una rilettura della fiaba Denti di ferro sapientemente costruita in equilibrio precario tra ironia e spuspance. Nicola Cazzalini, unico attore in scena, ha saputo creare di minuto in minuto un climax ascendente culminato nella terrificante apparizione del cattivo della storia. Inevitabili le urla del giovanissimo pubblico, che vive il buio e lo spavento nella maniera più sana e composta, come davanti a un grande schermo. La doppia replica del 31 ottobre era stata preceduta, due giorni prima, da un momento più delicato e poetico curato dalla compagnia ospite Teatro di Carta di Civitavecchia, bravissimi nel trasmettere la magia dell’artigianato che si nasconde dietro le luminescenze della tecnica del teatro delle ombre.


Nuova performance
Venerdì e sabato scorso, invece, Francesco Bianchessi ha portato in scena Adolf and Eva, nuova produzione del gruppo La 6 Colpi con il quale da alcuni anni sperimenta all’interno del laboratorio aperto di Alice nella città. In questo caso lo spettacolo è stato incredibilmente efficace, con tre interpreti totalmente convincenti e perfettamente inseriti nelle parti per nulla semplici cui erano chiamati dalla complicata drammaturgia. Molto brava Ilaria Berti, nella folle traduzione della controversa sottomissione di Eva Braun e, per converso, straordinaria l’interpretazione di Domenico Bonomi nei panni del führer, mai macchiettistico e incredibilmente presente al pubblico con la sua personale traduzione del personaggio storico. Per nulla marginale poi la terza figura, Etienne, il visagista e maggiordomo di Hitler interpretato da Dimitri Simonetti, impaurito burattino costretto ad assecondare la follia scaturita dall’impulso di gelosia che governa l’intera narrazione, liberando le tematiche più crude del delirio psicologico alla base dell’assurdità nazista. L’epilogo, infine, rivela una scrittura astuta, con la quale Bianchessi mostra sensibilità e attenzione al linguaggio e ai meccanismi compenetrantesi del comico e del tragico. Uno spettacolo totalmente convincente quindi, meritevole di considerazione e replica in contesti teatrali altri dal sempre prezioso laboratorio-studio di Alice nella città.