La verità che Vito Ciancimino non ha potuto raccontare in commissione antimafia, il dossier mafia-appalti redatto da Giovanni Falcone, le morti di Paolo Borsellino e Salvo Lima. Di queste vicende legate a Cosa Nostra, hanno parlato ieri sera in sala dei Ricevimenti a Crema Mario Mori (comandante del Ros e direttore del Sisde) e Giuseppe De Donno(Colonnello dei Carabinieri e membro del Ros), in occasione della presentazione del libro L’altra verità. L’incontro, organizzato dal senatore di Fratelli d’Italia Renato Ancorotti ha visto la partecipazione di Sandro Sisler, senatore FdI e secondo membro della commissione antimafia. La serata è stata moderata da Paolo Gualandris, direttore del quotidiano La Provincia. “Ringrazio gli autori per averci raggiunto a Crema”, ha commentato Ancorotti: “in Senato abbiamo assistito alla presentazione del libro e abbiamo voluto replicare l’incontro anche qui in città”.
La relazione tra Stato e Mafia
L’onorevole Sisler ha fornito al pubblico una panoramica dei due ospiti – o meglio – “dei due eroi della storia repubblicana, che hanno combattuto la mafia fuori e all’interno dello Stato. Mori è stato costretto a difendersi anche in tribunale e lo ha fatto magistralmente. In quegli anni, mafia e Stato facevano affari e furono Falcone e Borsellino ad averlo capito. Per questa ragione morirono. Ora la mafia sembra essere sparita, non se ne sente più parlare perché gestisce i suoi affari nell’ombra senza problemi”. Per il senatore di FdI non ci sono dubbi: “a Mori e De Donno va il merito di aver arrestato Totò Riina e, di conseguenza, aver fatto riaprire il dossier”.
Dossier mafia appalti
Nel suo racconto, De Donno ha da subito messo in chiaro che, quando nel 1986 si recò a Palermo, c’era qualcosa che non andava: “Ai tempi capii che per mettere in difficoltà la mafia bisognava toccare i soldi. Costruimmo il dossier mafia-appalto, che attirò subito l’interesse di Falcone. Lui a Palermo era odiato, i suoi principali nemici erano i magistrati”. La scelta degli appalti non fu casuale: “erano l’unica cosa che la mafia non gestiva da sola, aveva degli amministratori”. Anche Mori ha rimarcato la scarsa fiducia nei confronti delle istituzioni: “non mi fidavo di Giammanco, procuratore della Repubblica a Palermo. L’archiviazione di mafia-appalti è stata voluta proprio da Giammanco che fece avere il dossier alla mafia”. A chiudere l’incontro la domanda finale: “c’è stato un regista?”. Per Mori “non esiste il grande vecchio, ma ci sono piccoli interessi che si fondono”.