07-11-2021 ore 09:34 | Cultura - Incontri
di don Emilio Lingiardi

Latakia. Trovare nell’accoglienza un punto di incontro nelle tre religioni monoteistiche

Nel mio viaggio in Siria e Libano dello scorso settembre ho incontrato più volte giovani universitari della parrocchia di Latakia (antica Laodicea) che mi hanno chiesto di presentare, in Gesù di Nazareth il fondamento, quasi ontologico (che tocca l’essere) dell’accoglienza tra di loro e verso i compagni di studio che frequentano le stesse facoltà. Mentre per l’ebraismo e per l’islam è Abramo, padre di Isacco e di Ismaele, prototipo e modello di accoglienza, come si evidenzia nell’ospitalità dimostrata verso i tre angeli di passaggio dalle querce di Mamre (Gen. 18), nel cristianesimo è lo stesso Dio, fatto carne in Gesù, che ha talmente accolto l’uomo da assumere tutti gli aspetti e le manifestazioni dell’umano.

 

Garante dell’uguaglianza

Dio accoglie in se stesso l’uomo e vuole che i suoi discepoli lo seguano sulla stessa strada dell’apertura verso tutti, chiamati a formare la sua vera e autentica famiglia. Non ci sono più né ebrei né pagani o gentili, direbbe Paolo, ma tutti siamo assunti in Gesù, garante dell’uguaglianza: ‘siete tutti fratelli’ (Mt; 23,5), partecipi della stessa dignità divina. Si potrebbe leggere il Vangelo, ad esempio quello di Luca, nell’ottica dell’accoglienza, soprattutto femminile. Così Zaccheo, dopo che Gesù l’ha invitato a scendere dal sicomoro a Gerico, accoglie il maestro in casa sua, con gioia e senza nessuna sollecitazione questa ospitalità è così penetrante che il capo dei pubblicani si converte alla logica del dono e della gratuità, lui che precedentemente era stato vittima del possesso e potere più spregiudicato (Lc. 19,1-10).

 

Il punto di incontro

È sempre commovente l’accoglienza generosa delle due sorelle, Marta e Maria, a Betania (Lc. 10, 26-30): secondo la tradizione ebraica, rigorosamente maschilista, non è Lazzaro che esercita il dovere dell’ospitalità, ma due donne: una Maria, contemplativa, che ama sostare ai piedi di Gesù e l’altra, Marta, indaffara nel preparare il pranzo per quella comunità di 13 uomini (Gesù ed i 12 apostoli). Dopo questa presentazione aperta al discorso ecumenico che può trovare nell’accoglienza un punto di incontro con le tre religioni monoteistiche, pur con le differenze tra Abramo e Gesù, è nata una discussione molto profonda, che ci ha unito parecchie sere, creando un clima amicale, caldo e sincero.

 

Condivisione

A conclusione del nostro trovarci insieme, si sono presi alcuni impegni concreti per rendere credibile la fede in Gesù nella dimensione dell’accoglienza. Anzitutto la vicinanza e l’aiuto ai ragazzi della scuola che da 10 anni conoscono solo la guerra e i missili, sostenuti sia nel recupero di un equilibrio personale rotto dal conflitto sia nel rimediare a quelle lacune didattiche createsi nell’assenza dalla scuola. E poi l’invito ai compagni di studio mussulmani a frequentare la sala studio approntata per loro, con computer e quanto serve per un apprendimento fecondo dei vari contenuti scolastici, perché l’elettricità data dal governo siriano solo un’ora al giorno non consente l’uso di alcun mezzo di approfondimento. I pannelli solari sul convento dei padri francescani favorisce invece l’uso, fino a tarda sera, di tutto ciò che può essere utile, sia per la socializzazione ospitale verso cristiani e mussulmani, sia per una preparazione adeguata alle varie tappe universitarie, con serietà ed efficienza.

1685