07-05-2025 ore 08:53 | Cultura - Arte
di Andrea Galvani

Palazzo Barberini. Il naturalismo rivoluzionario di Caravaggio, un prezioso dono da concedersi

L'estasi e l'inquetudine, il potere, il desiderio e la crudezza di una realtà costruita sulla sofferenza, l'inganno, la violenza e il sotterfugio. Accanto alla dolcezza, l'emozione, il calore e l'incanto di un soffice drappeggio, una ciocca, una veste, una piuma o un panno. Il tutto in un magistale equilibrio di colori 'soprannaturali' e terreni, terrosi bianchi e neri, grigi, chiari e scuri, rappresentati fermando per un eterno istante il turbinio dell'esistenza e delle sue passioni carnali. Riscalda l'anima e il cuore, scoprirsi rapiti, mentre le sguardo segue il cammino di quella luce che proviene da un 'altro mondo' e che ciascuno di noi conosce e brama. La mostra di Caravaggio a palazzo Barberini è un regalo che tutti dovrebbero concedersi. I curatori, Francesca Cappelletti, Maria Cristina Terzaghi e Thomas Clement Salomon, hanno concretizzato un sogno degli appassionati, realizzando al contempo un progetto ambizioso. Fino al 6 luglio, nel centro della città eterna, a due passi dal Quirinale, sono riuniti 24 capolavori di Michelangelo Merisi (1571-1610), straordinariamente concessi in prestito in occasione del Giubileo da collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali. La visita è un crescendo di emozioni, espresse in decine di lingue, in un susseguirsi di sguardi e sospiri. Il percorso è diviso in quattro sezioni: debutto romano, ingargliardire gli oscuri, il dramma sacro tra Roma e Napoli, finale di partita. (Immagini installazione Alberto Novelli & Alessio Panunzi)

 

Palazzo Barberini

Copre un arco temporale di una quindicina d’anni, dall’arrivo a Roma intorno al 1595 alla morte a Porto Ercole nel 1610. Il primo incontro con le opere del maestro lombardo suscita sentimenti contrastanti, come al cospetto di una vecchia conoscenza, di persone e situazioni note e vissute, di una quotidianità (e di una inquieta umanità) riproposta, aggiornata nel corso dei secoli dai maggiori artisti, desiderosi di riviverne l'idea e ripercorrerne disegni e pennellate. Immagini e sentimenti intrappolati nella routine che tornano improvvisi, finalmente spiegandosi, svelandone il significato. Rivestono particolare fascino, a mio modesto parere, le tele provenienti dalla collezione del cardinale Del Monte e acquistate da Antonio Barberini nel 1628: i Bari (nell'immagine sotto) dal Texas, i Musici del Metropolitan e la Santa Caterina d’Alessandria, arrivata da Madrid. Tutte rientrate 'a casa', nella dimora che le ha a lungo ospitate. Dopo un breve intermezzo, la distanza di qualche passo, scorcio intimo sull’interno del palazzo, sono introdotte ai visitatori dal ritratto di Maffeo Barberini, pubblicato da Roberto Longhi nel 1963 ed esposto al pubblico solo pochi mesi fa.

 

 

Lo stupore dell’incontro

Il volume della voce si abbassa e anche le guide si concedono del tempo una volta arrivate al cospetto dell’Ecce Homo, riscoperto nel 2021 e di ritorno in Italia dopo quattro secoli. Attualmente è esposto al Museo del Prado di Madrid. Il silenzio prende il sopravvento di fronte alla Conversione di Saulo, proveniente dalla cappella Cerasi, difficilmente accessibile poiché conservata in una dimora privata (nell'immagine accanto). Si tratta della prima redazione, su una grande tavola di legno di cipresso dall’inestimabile valore. A metà percorso non manca chi osa tornare sui propri passi, per ricercare un dettaglio, un richiamo, un’assonanza, la conferma di un’intuizione. È qui che si incontrano la Santa Caterina, di rientro dal Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, oppure la Marta e Maddalena del Detroit Institute of Arts: la modella ritratta da Caravaggio è la stessa della Giuditta conservata a Palazzo Barberini. Sono esposte per la prima volta una accanto all’altra. Facendo scivolare fra due dita il filo rosso che le unisce ed immaginandone i passi e la voce in queste antiche stanze, s’incontrano i dipinti commissionati dal banchiere Ottavio Costa: Giuditta e Oloferne di Palazzo Barberini, il San Giovanni Battista del Nelson-Atkins Museum di Kansas City, nello stato del Missouri e il San Francesco in estasi del Wadsworth Atheneum of Art di Hartford, la prima opera sacra dipinta a Roma da Caravaggio. Entrare nei dettagli delle singole opere, dei rimandi e delle innovazioni, si scontra col dovere di sintesi. Per questo si rimanda al corposo catalogo realizzato nell'occasione. 

 

 

Finale di partita

Il viaggio nel tempo e nell’evoluzione di questo straordinario artista, capace di trasportare la luce divina negli angoli più bui dell’esistenza, illuminando, accarezzando e scaldando i volti, i piedi e le mani degli ultimi, dei dimenticati, degli esclusi, in antitesi allo sfarzo, al potere e al lusso, prosegue fino alla tarda primavera del 1606. È uno dei momenti decisivi della sua tormentata esistenza. Costretto alla fuga per una condanna capitale dovuta all’uccisione di Ranuccio Tomassoni durante una partita di pallacorda, trova ospitalità nella famiglia Colonna. “Nei feudi laziali” dipinge la Cena in Emmaus e probabilmente il San Francesco in meditazione. Lo sguardo in sala si allarga e abbraccia La cattura di Cristo. Non tutti concordano con l'attribuzione a Caravaggio di quest'opera, protagonista di una serie di passaggi di mano e di un furto rocambolesco. Chiude la selezione il drammatico, stupefacente Martirio di sant’Orsola. È l’ultimo dipinto conosciuto. Datato 1610, poco prima della sua morte, è conservato nella Gallerie d’Italia di palazzo Piacentini a Napoli. In un feroce contrapporsi di ori, cremisi e grigi, costringe gli spettatori ad una profonda riflessione sull’imprevedibile, umano destino. 

 

 

Giove, Nettuno e Plutone

In occasione della mostra è possibile visitare alcune sale del Casino Boncompagni Ludovisi e uno dei maggiori e meno accessibili capolavori di Caravaggio: Giove, Nettuno e Plutone è il solo dipinto murale conosciuto che abbia mai realizzato. Le visite sono in programma il sabato e la domenica. La prenotazione è obbligatoria, legata all’acquisto del biglietto della mostra e può essere effettuata esclusivamente online.