07-02-2022 ore 10:40 | Cultura - Teatro
di Gloria Giavaldi

Lella Costa al san Domenico con 93 donne: sold out pieno di memoria e di speranza

Una, due, tre...novantatré. Ieri sera sul palco del teatro san Domenico sono idealmente salite 93 donne della nostra Storia. A prestare loro la voce, i gesti, la danza Lella Costa, ospite della stagione Incroci, che ha registrato l'ennesimo sold out, con Se non posso ballare non è la mia rivoluzione, lo spettacolo ispirato al Catalogo delle donne valorose di Serena Dandini. Erano le 21.06 quando Grace Paley apriva il sipario. Erano le 22.16 quando Elsa Morante lo chiudeva. Meno di un minuto per ciascuna per dire che ognuno di noi può lasciare un segno. E merita di essere ricordato. Oltre gli ostacoli, i pregiudizi, in un mondo e in un paese con una visione parziale, dove la parità spesso resta sulla carta. Eppure basta poco per riaccendere la memoria. Basta un palco vuoto, un'attrice navigata, luci soffuse e nomi che scorrono davanti agli occhi. No, non sono nomi noti. I libri di storia non li raccontano. Sono donne passate agli onori delle cronache come “la moglie di”. C'era Maria Sklodowska, meglio nota con il cognome maritale Marie Curie o Mileva Maric, fisica serba prima moglie di Albert Einstein. E poi Alfonsina Strada, Elisabetta I, Tabitha Babbit, Eleonora Duse, Edith Piaf.

 

Essere donna

Gli esempi attraversano epoche, paesi, settori. La consapevolezza si forma in breve in ciascuno dei quasi 450 spettatori: le donne ci sono state, ci sono. E ci saranno. Possono fare errori, “li preferiscono ai rimpianti”. Possono essere eroine del quotidiano. Possono. Perché esistono e cambiano la realtà. È ora “di rendersene conto”. I monologhi di Lella Costa scuotono le coscienze. Così, senza troppi fronzoli. Un unico costume rosso che si adatta ai salti pieni di vitalità, ai momenti pieni di malinconia. Ai silenzi. Ascolta e interpreta l'essere donna. Un'avventura così affascinante, una sfida così avvincente. Per ciascuna di noi. Anche per quelle – scrive tra le note di regia la regista Serena Sinigaglia che “non esistono”, perché “non ci sono sui libri di storia, tra i nomi di vie stradali. Eppure la Storia l'hanno fatta e l'hanno cambiata”. Ed è “ovvio, ma non è ovvio”. Quando sei donna è così: “incredibile, paradossale, buffo addirittura, ma è così”.

 

Raccontare e comprendere

Lella Costa lo racconta sul palco con una naturalezza disarmante. Mischia registri “tanto diversi, quanto complementari” ammette il direttore artistico Franco Ungaro. Passa dal tragico al comico, dal sorriso alla lacrima con rapidità. “Racconta una realtà complessa. Non è superficiale, la interpreta. Prende per mano queste donne, la loro intelligenza, il loro essere e le consegna al mondo” nella speranza che oggi, a distanza di molti anni, sia capace di apprezzarle, di valorizzarle. O forse solo di comprenderle. Di certo al san Domenico l'opportunità l'hanno colta in tanti: l'emozione vera e silenziosa della Costa dice tutto. “Quanti siete?” Tanti, sì. Ma non abbastanza affinché le donne smettano di restare “dietro ad un grande uomo”. Ad una donna basta poco per farcela: la determinazione, il talento, la resilienza, spesso sono innate. E' al mondo che, ad oggi, manca il coraggio di cambiare prospettiva.

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