07-02-2020 ore 11:20 | Cultura - Proiezioni
di Chiara Grossi

Parasite. Bong Joon-ho supera la realtà per scendere nell’inconscio profondo umano

Parasite, lungometraggio sudcoreano diretto da Bong Joon-ho e vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes, è una continua discesa e risalita dalle segrete della coscienza dell’uomo. Il film racconta l’incontro di tre famiglie socialmente diverse che, a causa di un piano inizialmente calcolato e strategico, vedono intrecciarsi in trame del tutto inaspettate le loro ben nascoste realtà. Sin dall’inizio del film è chiara l’intenzione del regista di sfruttare il graduale passaggio da ambienti aperti e areati a luoghi sotterranei e sporchi come metafora della discesa verso stati sempre più profondi dell’inconscio umano: la famiglia Kim, povera e senza possibilità, vive in un seminterrato invaso da scarafaggi, mentre i Park fanno vanto del proprio grado sociale.

 

Le barriere della realtà

Ciò che accomuna personaggi così distanti tra loro è l’impegno maniacale profuso nel rendere credibile la finzione che hanno cucinato con cura: gli ingredienti delle loro realtà fittizie si mescolano creando grumi sempre più densi, amalgamandosi completamente fino a rendersi indistinguibili. Lo stratagemma della discesa trascina lo spettatore nelle abissali psicosi dei protagonisti che, per sopravvivere, oltrepassano le barriere della realtà e costruiscono con le loro stesse mani un mondo di inquietudini parallelo. Solo risalendo le scale, per salvare le apparenze, vengono indossate nuovamente le maschere con le quali passeggiare indisturbati alla luce del sole, nascondendo il più possibile ciò che dalle segrete dell’inconscio cerca di arrivare in superficie.

 

L’odore della verità
I primi piani dei personaggi, illuminati solo per metà, dipingono questa precaria ambivalenza, mostrano solo il lato accettabile e accondiscendente della realtà eclissando la parte calcolatrice e senza scrupoli che risponde al vero. Tuttavia, quando però rimane sopita nel profondo per troppo tempo, la verità straripa come un fiume in piena, l’acqua arriva alla gola e tutto sfugge di mano. L’odore della verità disturba fortemente la quiete apparente dello spettatore e Parasite, gradino dopo gradino, fa cadere quelle maschere dietro le quali ci si torna a nascondere una volta riaccese le luci. Questa recensione è frutto del lavoro dei partecipanti al laboratorio Intrecci+, finanziato da Fondazione Cariplo.

 

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