07-01-2020 ore 15:00 | Cultura - Incontri
di Rebecca Ronchi

I fontanili del Cremasco tra storia, economia e paesaggio. Al Museo la conferenza del Fai

Si avvicina il primo appuntamento della delegazione Fai di Crema. Sabato 11 gennaio alle 16:30 nella sala Cremonesi del Museo di Crema e del Cremasco si terrà la conferenza I fontanili del Cremasco tra storia, economia, ambiente e paesaggio. Relatore Valerio Ferrari. L’iniziativa, ad ingresso libero, rientra nell’ambito de Il sabato del Museo 2019-2020.

 

Una storia antica

L’incontro verterà sulla genesi del fenomeno e sulla sua diffusione nel territorio compreso tra i fiumi Adda e Oglio, sulla storia di risorgive e fontanili, sull’utilizzo delle loro acque, sul valore naturalistico, ambientale e paesaggistico degli ultimi buoni esempi di queste emergenze puntiformi, sulla loro relazione remota con quanto avviene su Alpi, Prealpi e alta pianura lombarda.

 

Figlia delle Alpi

Come spiega il relatore, “il fenomeno delle acque risorgive e dei fontanili, che si manifestava in passato in modo così massiccio e diffuso solo nel versante settentrionale della Pianura Padana, tra gli affluenti di sinistra del fiume Po, trova le sue origini nella formazione e nella costituzione stessa della pianura, nel suo assetto litostratigrafico, nella consistenza della prima falda acquifera, nella pendenza della superficie topografica verso il fiume maggiore: in altre parole, nella natura di “figlia delle Alpi” di questa parte di regione padana”.

 

Prelievi diretti e forzati

“Per secoli ritenuti una benedizione senza eguali per l’irrigazione della campagna posta a sud della linea delle risorgive, per il mantenimento di prati e marcite, per gli approvvigionamenti alimentari di paesi e città, per l’utilizzo profittevole delle loro acque indirizzate ad animare le centinaia di ruote idrauliche del territorio, anche i fontanili del Cremasco da qualche decennio vertono in una grave situazione di progressivo ammaloramento, incuria, inquinamento, riduzione e obsolescenza. I loro preziosi apporti idrici, oggi considerati insufficienti a un’agricoltura dagli spiccati caratteri industriali, sono spesso disdegnati dalla gran parte degli agricoltori/industriali, a tutto favore di prelievi diretti e forzati dalle falde acquifere sotterranee, dai fiumi principali e dai canali derivati. Il che non fa che aggravare la sopravvivenza di questi speciali fenomeni idrogeologici in evidente declino, nonostante gli sforzi di alcune pubbliche amministrazioni o di singoli agricoltori che tentano di resistere all’assalto delle campagne”.

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