06-07-2022 ore 18:26 | Cultura - Musica
di Matteo Raise

Verona. Nick Cave in concerto all'Arena, una redenzione, “amore in un cumulo di pioggia”

Un concerto di Nick Cave è, prima di un’esperienza musicale, una esperienza fisica di redenzione, e come tale voglio rappresentarla. Il suo coinvolgimento con il pubblico non è un abbattimento delle barriere declinato in una forma manieristica, ma una sua necessità artistica, di espressione della catarsi che cerca di raggiungere. È il contatto con il pubblico che notte dopo notte fa rivivere la sua poetica, che da anni si fonda su un dualismo di assenza e presenza, declinato nelle sue infinite varianti di amore, lutto e sacralità.

 

Oltre le transenne

Un contatto che rischiava di essergli impedito a causa della tempesta sopraggiunta poco ore prima del concerto all’Arena di Verona e che ha compromesso parte del palco e il Golfo Mistico dell’orchestra, adibito ad area Pit per la serata. Non ne restava nulla più che una buca, quindi. Nelle prime canzoni sembrava un animale allo zoo, guardando quella “big fucking hole” che impediva agli astanti di avvicinarsi. Allora, dal terzo pezzo in scaletta From Her to Eternity, decide di superare lui stesso le transenne per raggiungere e ricongiungersi dopo quattro anni con il suo pubblico in Italia.

 

Gli occhi in platea

Ristabilita la connessione, il concerto prosegue alternando i classici del suo repertorio (tra cui Tupelo, Red Right Hand, The Ship Song, The Mercy seat) agli ultimi, bellissimi, brani tratti da Ghosteen e Carnage. E proprio nell’esecuzione di questo ultimo brano, simbolicamente va a esorcizzare la “buca” definendola come l’insieme delle persone che ci siamo lasciati dietro. I Bad Seeds, anche se ormai stanno diventando sempre più una diarchia compositiva di Nick Cave e del sodale Warren Ellis, sono una macchina musicale senza freni, che alterna rumorismo, gospel e rock a volte anche all’interno dello stesso brano. Come sempre, dobbiamo ringraziare Nick Cave per condividere con noi la sua ricerca spirituale, a cui forse un giorno troverà risposta guardando negli occhi una persona in platea.

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