06-04-2015 ore 10:56 | Cultura - Arte
di Simone Riboldi

Museo di Crema e del Cremasco. Da Vincenzo Civerchio a Giovanni Giacomo Barbelli: i colori della Pinacoteca

L’immagine che, di norma, si ha di un museo è quella di un’esposizione di quadri. A questo luogo comune non sfugge neanche il Museo civico di Crema e del Cremasco che, pur essendo un multiplo, vanta la presenza di un consistente nucleo di dipinti e, in numero minore, di sculture, che formano appunto la sezione dedicata alle arti figurative.

 

Artisti locali

Tali opere, prodotte da artisti locali su cui ci soffermeremo con quasi esclusiva attenzione in questo articolo, ma anche da pittori di fama nazionale, coprono l’arco temporale che va dal XV alla prima metà del XX secolo. Le opere di quest’ultimo cinquantennio sono esposte nella Sam, la Sezione di arte moderna inaugurata nel maggio del 2014. Essa, nata dall’esigenza di riaprire al pubblico alcuni spazi chiusi da tempo, costituisce la più recente appendice della pinacoteca, presentandosi come una versione più aggiornata (e caratterizzata, al contempo, da una veste più accattivante e moderna) della precedente Sezione di arte moderna e contemporanea, inaugurata nel 1996 ma chiusa dopo pochissimi anni.

 

Le opere del quindicesimo secolo

Le opere più datate della collezione risalgono al XV secolo: troviamo così Vincenzo Civerchio, di cui conserviamo un piccolo ma pregevolissimo ovale dedicato a San Francesco d’Assisi, ed Aurelio Buso con i suoi affreschi. Rappresentano bene il XVI secolo l’opera di Giovanni Castoldo, pittore caravaggino, dedicata alla nascita di Gesù Cristo, e quella di Giovan Angelo Ferrario, raffigurante la Madonna con il bambino ed alcuni santi tra cui il patrono di Crema San Pantaleone ma, soprattutto, le monumentali opere di fra Sollecito Arisi Madonna con il bambino e santi agostiniani e La deposizione di Carlo Urbino. Esse, assieme all’Assunta di Palma il Giovane, risalente invece al XVII secolo, costituiscono un nucleo pittorico caratterizzato dalla comune provenienza dalla chiesa di Sant’Agostino, annessa al convento e demolita intorno al 1830.

 

Il Cristo guarisce il paralitico di Cafarnao (foto © Cremaonline.it)

I quadri di Giovanni Giacomo Barbelli

Queste tre opere non erano sole ad arricchire le pareti della chiesa conventuale: assieme ad esse vi erano di sicuro la Madonna in trono tra San Giorgio e san Cristoforo, di Paris Bordone, oggi conservata all’Accademia Tadini di Lovere, e il San Tommaso da Villanova di Buscherato da Verona, attualmente esposta nella chiesa dell’Ospedale maggiore di Crema. Il XVII secolo, oltre alla già menzionata pala di Palma il Giovane, è ben rappresentato da Giovanni Giacomo Barbelli (Deposizione di Cristo dalla Croce), Tommaso Pombioli (San Rocco, Noli me tangere, Madonna con bambino in trono e Agar e Ismaele) e Giovan Battista Lucini (Miracolo di San Pietro d’Alcantara, Santa Caterina d’Alessandria e Santa Lucia).

 

La Sezione di arte moderna

Al XVII secolo risalgono invece le opere di Mauro Picenardi (Assunzione, Visitazione) e della sua bottega, autrice di numerosi quadri a soggetto religioso, relativi alla vita di Gesù. I successivi secoli XIX e XX sono invece i protagonisti della Sezione di arte moderna cui abbiamo accennato in apertura: all’interno del “vecchio” percorso museale troviamo però alcune opere ottocentesche che sono state utilizzate per arricchire la sezione di storia. Tra di esse spicca, per l’importanza dell’autore ed il significato del fatto narrato per la storia cittadina, Gli ostaggi di Crema di Gaetano Previati, che ci mostra in tutta la sua drammaticità, grazie a toni decisi e cupi, uno degli eventi più significativi dell’assedio portato dalle milizie del Barbarossa a Crema tra il 1159 ed il 1160.

 

Il Rinascimento cremasco

Un unicum delle collezioni museali cremasche è infine la collezione di tavolette da soffitto, una produzione tipica del Rinascimento cremasco, di cui parte è esposta all’interno del percorso museale e parte è allocata nel soffitto (come, di fatto, erano posizionate le tavolette nei soffitti dei palazzi rinascimentali cittadini) della sala oggi dedicata ad Angelo Cremonesi e che, ai tempi della presenza al Sant’Agostino dei monaci, era la sede di una ricca biblioteca andata purtroppo perduta al momento della soppressione del convento nel 1797.

 

Bibliografia

Sugli artisti locali e sulla loro produzione sono reperibili numerosi interventi apparsi sulla pagina della rivista del museo Insula fulcheria, i cui indici sono disponibili all’indirizzo del Comune di Crema. Il Libro delli Quadri di Giacomo Crespi, Crema, Museo civico di Crema e del Cremasco, 2009, specialmente le pp. 86-103.

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