06-02-2023 ore 20:30 | Cultura - Incontri
di Paolo Emilio Solzi

Il sistema di welfare nell’antica Grecia illustrato da Cinzia Bearzot agli ex alunni del Racchetti

Non capita spesso di sentir parlare di “assistenza sociale e tutela delle categorie deboli nella Grecia antica”. Ma se il relatore è competente, documentato e comunicativo (come ogni bravo docente dovrebbe essere) è un vero piacere. È accaduto alla conferenza di sabato 4 febbraio a cura degli ex alunni del Liceo Racchetti. La professoressa Cinzia Bearzot, ordinaria di Storia Greca presso l’Università Cattolica di Milano, ha affascinato per un’ora e mezza un pubblico attentissimo. I non addetti ai lavori, molto incuriositi, hanno scoperto un mondo imprevedibile, poco conosciuto ma non così lontano dal presente.

 

Interventi di assistenza pubblico-privata

Il discorso si è concentrato sulle politiche della città di Atene, dove gli interventi a favore delle categorie bisognevoli di sostegno appaiono non sistematici, ma degni di considerazione. I beneficiari di tali politiche non sono gli stranieri né gli schiavi, bensì i cittadini, in particolare le categorie deboli. Queste comprendono i disabili, traduzione di un termine greco che significa più o meno “impossibilitati” a svolgere attività lavorative, gli invalidi di guerra, gli orfani, le vedove, le ereditiere (in quanto donne sole) e gli anziani. Tutte queste persone sono destinatarie di aiuti pubblici oppure elargiti da privati ricchi.

 

Una questione di ordine pubblico

La motivazione principale delle autorità non era la sensibilità umanitaria, bensì l’ordine pubblico, che rischiava di essere compromesso se masse urbane indigenti fossero state prive di sostentamento. Da ciò l’esigenza di soccorrere chi fosse rimasto senza un “patrono”, padre o marito. Le donne sole erano oggetto di attenzione specifica poiché non avevano il diritto di acquisire l’eredità familiare. “Ereditiere” dunque in un significato ben diverso da ciò che noi intendiamo: in realtà si trattava di orfane che dovevano fare da tramite affinché l’eredità familiare potesse passare ai figli maschi. Nei confronti degli invalidi di guerra, poi, era previsto un sussidio in denaro, una forma di integrazione (non un reddito di cittadinanza) che doveva essere sottoposta a verifica periodica per essere certi che l’impossibilità di lavorare persistesse.

 

Un sindacato di controllo diffuso

L’ammontare del sussidio non era alto, e ogni cittadino era libero di contestare l’assegnazione a chi non ne avesse realmente bisogno. L’accusato, a sua volta, aveva diritto di replica e poteva vedersi reintegrata la pensione. Altre importanti forme di assistenza erano distribuzioni di grano o carne degli animali sacrificati agli dei. Una menzione a parte va fatta per gli anziani. Plutarco riferisce che Solone, incitando i cittadini ai mestieri, esentò un figlio dall’obbligo di mantenimento del padre nel caso in cui questi non gli avesse insegnato un mestiere. Con buona pace della cancel culture, gli antichi greci restano sempre in qualche modo dei maestri di civiltà.

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