05-11-2021 ore 19:48 | Cultura - Libri
di Gloria Giavaldi

La 'nuova era' dei social tra consapevolezza e trasparenza: 'ripartiamo da noi stessi'

Dalla stretta attualità con un dibattito sui social network, alla scoperta della vita di Clara Gallini fino al primo giallo a firma di Ronni Parmigiani. Sono tornati I giovedì della biblioteca. La rassegna di incontri con autori e presentazioni di libri ha preso il via ieri in presenza nella sala di consultazione della biblioteca civica. Ad inaugurarla Giovanni Battista Magnoli Bocchi e Guido Bosticco, autori di un volume dal titolo provocatorio: Come i social hanno ucciso la comunicazione, edito da Guerininext. “L'avvento dei social network ci ha reso vecchi” hanno esordito. Meglio, ha “ucciso la comunicazione tradizionale”. Non l'ha modificata, trasformata. No, “i social l'hanno uccisa”. “Facebook, Instagram, Whatsapp hanno massacrato i giornali: hanno fatto a pezzi l'autorità e l'autorevolezza della notizia con il miracolo sociale del consenso spicciolo” spiega Magnoli Bocchi.

 

Educare alla comunicazione

“Comunicare significa mettere in comune. Sui social non condividiamo: piuttosto regaliamo contenuti ad un privato che non ci dirà mai a chi tutto questo verrà mostrato”. Sulle nuove piattaforme “non esiste più neanche l'intermediazione professionale”. È sempre più difficile distinguere la verità dalla finzione. “Manca una corretta educazione civica alla comunicazione”. Nonostante questo, i dati dicono che i social piacciono. È l'autore Guido Mariani, esperto di comunicazione pubblica e social network, a dare qualche dato: “nel terzo trimestre del 2021 sono 2.91 miliardi gli utenti di Facebook”. Questo si traduce in un giro d'affari pari a 29 mila milioni di dollari nel terzo trimestre 2021. “Per Facebook ormai le persone sono prodotti . Queste realtà sono esposte ad una responsabilità. Vogliono ingrandirsi sempre di più. Sfugge tuttavia che nella storia i giganti si sono spesso ritrovati a terra”.

 

Una questione d'identità

Più moderato l'approccio di Bosticco: “il nostro contributo non è contro i social. Vogliamo provare a creare una consapevolezza. Dobbiamo capire che i social sono uno spazio privato in cui siamo controllati e manovrati da un algoritmo. Gli algoritmi non sono neutrali, non disegnano uno spazio neutrale. La tecnica evolve, prevede di autosvilupparsi. Crea un modo di pensare, modifica una modalità di pensiero: i social network sono e fanno esattamente questo. Hanno cambiato la nostra mentalità educandoci ad una maggiore velocità nella risposta; la serialità ci ha abituato ad una narrazione differente”. Cosa fare, dunque? “Proponiamo di tornare a noi stessi, alla nostra identità. I social ci hanno portato a pensare che il punto di partenza e di arrivo siano le strategie di comunicazione: raccontiamo l'immagine di noi che funziona nell'ambito di un processo comunicativo e modifichiamo la nostra identità”.

 

Essere consapevoli

L'antidoto al camaleontismo è “la consapevolezza. È difficile restare se stessi in un campo in cui le regole del gioco sono queste, ma non è impossibile: dobbiamo capirci e capire quale posto vogliamo occupare. Poi adeguare la narrativa”. L'alternativa c'è: “tutto – chiude Magnoli Bocchi – dipende dalle orecchie che prestiamo a questi mezzi. E dal nostro grado di trasparenza, conoscenza e consapevolezza”. Anche questo oggi fa parte della nostra cultura. Il prossimo appuntamento con I giovedì della biblioteca sarà giovedì 18 novembre alle ore 21. Sofia Rizzo presenterà I pollici della zia Clara, una tesi di laurea dedicata alla figura dell'etnoantropologa cremasca amante della vita e dei gatti. Introduce la serata Edoardo Edallo. Letture a cura di Mariangela Torrisi. Gli incontri della rassegna termineranno giovedì 2 dicembre con Ronni Parmigiani e Ciò che nasconde il paradiso.

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