05-02-2015 ore 11:02 | Cultura - Storia
di Simone Riboldi

Museo di Crema e del Cremasco. Dal tesoretto di Camisano alle croci longobarde: il fascino della sezione archeologica

Come tutte le sezioni che costituiscono il Museo civico di Crema e del Cremasco la parte archeologica raggruppa reperti provenienti quasi esclusivamente dal cremasco e che ne riguardano la storia dall’epoca preistorica alla colonizzazione longobarda. Della collezione fanno parte alcuni pregevoli reperti che, meglio di altri, testimoniano la presenza di antiche popolazioni nel territorio.

 

Il Tesoretto di Camisano

Tra di essi spicca il cosiddetto Tesoretto di Camisano, costituito da 502 monete di epoca romana rinvenute a Camisano nel 1997: i sesterzi che lo compongono coprono un’epoca che va dal regno dell’imperatore Vesapasiano (69-79 d.C.) a quello dell’imperatore Treboniano Gallo (251-253 d.C.). Il Tesoretto è costituito da monete di indubbio valore per la loro rarità, quali i sesterzi dei diversi imperatori che si sono succeduti alla guida di Roma nel cosiddetto periodo dell’anarchia militare, iniziato nel 235 d.C.

 

I mosaici di Palazzo Pignano (foto © Cremaonline.it)

I mosaici di Palazzo Pignano

Sempre di epoca romana (ma di un periodo di poco successivo) sono invece i mosaici di Palazzo Pignano, rinvenuti durante le campagne di scavo realizzate nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta dentro la pieve protoromanica del paese e nei territori ad essa circostanti. In particolare a Palazzo Pignano è documentata la presenza di un’imponente villa di campagna risalente al V secolo d.C., accanto alla quale sorgeva un edificio di culto, una parte del quale è appunto visibile nella navata di destra della pieve. Proprio dalla villa provengono i mosaici ospitati dal Museo, caratterizzati da colori e disegni geometrici tipici dell’epoca tardo-antica.

 

L’epoca longobarda

Un terzo nucleo archeologico di sicuro interesse è costituito dai numerosi ritrovamenti di epoca longobarda. Come è noto nel 570 i longobardi, guidati da re Alboino, invasero l’Italia centrosettentrionale, anche se si spinsero fino a Salerno, dove fondarono un ducato, e la occuparono stabilmente. In territorio cremasco la loro presenza è attestata in modo particolare ad Offanengo, come ben documentato dal rinvenimento di numerose sepolture di esponenti del popolo germanico. Esse risalgono all’ultimo terzo del VII secolo Dopo Cristo.

 

I ritrovamenti longobardi (foto © Cremaonline)

Le due croci in lamina d’oro

Tra gli oggetti rinvenuti spiccano per la loro bellezza due croci in lamina d’oro, preziose non solo per il valore del materiale con cui sono realizzate ma anche perché testimoniano la conversione del popolo longobardo al cristianesimo, dal momento che tali croci, fissate su supporti in cuoio, servivano per adornare i vestiti utilizzati nei giorni di festa per recarsi in chiesa.

 

La Natività e la Resurrezione di de Fondulis

Infine non va taciuta la presenza di reperti rinvenuti durante le diverse campagne di restauro di cui è stato fatto oggetto il Duomo di Crema nel corso dei secoli: tra di essi sono degne di note le due predelle d’altare (facevano parte dell’altare dedicato a San Marco) ritrovate nel 1912 ma studiate solo nel 2013 dalla Società storica cremasca prima di essere esposte in Museo. Si tratta di due opere di Agostino de Fondulis, una raffigurante la Natività e l’altra, probabilmente, la Resurrezione. Ad esse fanno buona compagnia altre opere in terracotta realizzate dal Maestro degli angeli cantori.

 

Bibliografia

Maria Verga Bandirali, Ripostiglio monetale a Camisano, in «Insula fulcheria», 27 (1997), pp. 221-223. Mario Mirabella Roberti, Scoperto il palatium di Palazzo Pignano, in “Insula fulcheria”, 8 (1969), pp. 19-23. Mario Mirabella Roberti, Una basilica paleocristiana a Palazzo Pignano, in “Insula fulcheria”, 4 (1965), pp. 79-90. Otto Von Hessen, I rinvenimenti di Offanengo e la loro esegesi, in “Insula fulcheria”, 4 (1965), pp. 27-77. Alessandro Barbieri e Paola Bosio, La riscoperta delle terrecotte rinascimentali del Duomo nel Museo civico di Crema e del Cremasco: cantieri e artisti, in La cattedrale di Crema. Assetti originari e opere disperse, a cura di Gabriele Cavallini e Matteo Facchi, Società storica cremasca e Scalpendi editore, 2012, pp. 132-153. Gli articoli della rivista del Museo “Insula fulcheria” possono anche essere consultati e/o scaricati dal sito del Comune di Crema, dedicato al Museo.

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