05-01-2021 ore 20:30 | Cultura - Tradizioni
di don Emilio Lingiardi

Epifania, tra storia e tradizione: il cammino verso la luce viene accompagnato dai doni

“Festa delle luci”, così è stata chiamata, all’inizio della vita cristiana, l’epifania; come manifestazione di Gesù bambino ai popoli pagani, rappresentati da saggi astronomi, forse sacerdoti di Zoroastro, alla ricerca delle cause di quel fenomeno, particolarmente luminoso, apparso nell’anno 4 a.C. Scienziati seri, secondo l’affermazione di Aristotele, per il quale la scienza è “scire res per causas”, (conoscere le cose attraverso le loro cause), si sono messi in viaggio da Babilonia (l’attuale Iraq), verso Tiberiade, sull’omonimo lago, per discutere con romani ed ebrei di questo fenomeno.

 

Gli astri

Hanno concordato sull’origine, ovvero il congiungimento di Giove e Saturno. È stato certamente un errore, quello di Giotto, di dipingere la stella cometa, ma il fenomeno visto anche in questi giorni era legato a questo congiungimento. Se la prima luce è legata a un fenomeno naturale, da ricercare con l’onestà della ragione, la seconda luce sorge invece dalla parola dei profeti, in questo caso Michea, che hanno annunciato la nascita del messia in Betlemme, come luce che avrebbe guidato tutti gli uomini sulla via della verità.

 

Il vangelo arabo

Il cammino dei Magi verso Betlemme, testimoniato dall’evangelista Matteo, è stato anche rivisitato da vangeli apocrifi (non letti durante le celebrazioni eucaristiche), tra cui il vangelo arabo di Gesù, testo trovato solo qualche anno fa sulle bancarelle del Cairo, in Egitto. Secondo questo testo (e così spiega il fatto d’una donna avanti negli anni che riempie l’evento dell’Epifania), usciti da Gerusalemme dalla porta di Jaffa, i Magi hanno percorso con tranquillità i sette chilometri verso la tomba di Rachele, alla periferia di Betlemme. Da quel momento hanno iniziato a interessarsi presso le varie case, della nascita di un bambino ormai sui due anni che doveva abitare con la sua famiglia in quelle zone.

 

Il dono

Avendo sentito un chiacchiericcio per la strada, una donna anziana si è affacciata alla porta (una stuoia fatta con peli di cammello) e informata della richiesta, ha invitato i saggi a entrare nella sua casa, dove ha offerto una bevanda calda con qualche dolce, che ha chiesto venissero donati a nome suo al bambino che stavano per trovare, così che accanto ai doni tradizionali (oro, incenso e mirra), i sapienti babilonesi hanno donato anche un cabaret di dolcetti offerti da questa betlemita. Ecco la ragione per cui accanto alla storpiatura del nome, da epifania a befania, si è arrivati poi a befana, con l’immagine di questa donna che porta ancor oggi i doni ai bambini.

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