03-08-2022 ore 18:05 | Cultura - Musica
di Gloria Giavaldi

Musicoterapia, 'il suono regala emozioni e ci fa scoprire chi siamo davvero, senza pregiudizi'

Le corde dell'arpa si muovono. Sotto ai piedi avverto il legno. Pochi attimi più tardi il suono penetra. Come una vibrazione che profuma di vita. “E' così. I primi suoni che ci accolgono li avvertiamo nel grembo materno”. Prima di nascere. Prima di venire al mondo. “Il grembo materno è la prima orchestra, la terra invece è la grande orchestra”. Il suono non ci abbandona mai. “Quando un corpo entra in vibrazione trasmette energia. L'energia si diffonde, arriva fino all'ascoltatore. È relazione”. La voce di Giulia Cremaschi Trovesi è rassicurante. Il tono fermo è spesso addolcito da un sorriso, accompagnato da note musicali. Non abbassa mai lo sguardo. Valorizza le persone. Con o senza melodie. Sempre, con il suono. Perchè il suono fa parte di noi, in ogni contesto”. Senza non ci sarebbe più aria. “Non ci sarebbe più vita”. Fondatrice della musicoterapia umanistica in Italia, Giulia Cremaschi “impara ogni volta cose nuove da persone diverse”. Ché “ogni persona ha la sua storia”. E merita di stare al centro. “Ho dato vita ad un metodo che ascolta le persone e le aiuta a (ri)scoprirsi a (ri)conoscersi”. Le parentesi sono d'obbligo, perchè, lo diceva Plutarco educare non significa riempire vasi, ma accendere fuochi. Ossia “aiutare ogni persona a mettere a frutto le proprie abilità adattando i contesti”. E i suoni.

 

L'importanza della relazione

Per una settimana, alla Casa del pellegrino, nel corso della seconda edizione di Mai più da soli, la diversità è stata la vera protagonista. Accolta in un caldo e sonoro abbraccio. “Il suono è cucito, come la sarta cuce un vestito. Le sonorità sono a misura di ciascuno. Delle emozioni, delle paure. E delle consapevolezze. Quando uno strumento suona, una persona deve potersi esprimere”. Fondamentale in tal senso è la collaborazione della psicomotricista Simona Colpani, fondatrice con la Cremaschi del metodo della relazione circolare. Al suono dell'arpa, corrisponde un movimento delle sue mani sulle mie gambe. “Proviamo ad instaurare un dialogo” dice Simona alla musicista Paola Beltrami, durante l'esecuzione. Una chiacchierata piena di silenzi emozionanti, che penetrano sottopelle. Rilassano e generano consapevolezza. “Movimento consapevole è anche saper star fermi”. Sapere di essere. E a volte sapere di non sapere. “Socrate è uno dei miei maestri” riprende Cremaschi. “Mi ha insegnato tanto sulla valenza della relazione, sul fatto che il discente impara dal docente e viceversa”. I capelli bianchi non sono una scusa: “io imparo sempre. Da ogni storia, da ogni persona. Questa esperienza mi ha stimolato a non essere superficiale. Ad ascoltare il ritmo, i respiri”. A vivere ogni attimo.

 

Il dono della consapevolezza

E poi ci sono i genitori “che imparano a guardare i figli da un'altra prospettiva, rinnovano lo sguardo sui bambini e su loro stessi e ci svelano i segreti di un silenzio”. Sono importanti, “partecipano ad ogni nostra proposta perché conoscono il loro figlio meglio di chiunque altro. Lo vedono sperimentare (e sperimentarsi), (ri)scoprirsi e costruire granelli di consapevolezza”. È il dono più bello. È il dono di un suono che, in fondo, risveglia ciò che siamo da sempre. “Ho dato vita ad un metodo, ma chiedo ai giovani di pensare” chiosa Cremaschi -. Di guardare con attenzione chi abbiamo di fronte. Lo studio della musica non può essere meccanico. Quando comunica, fa la differenza”. Improvvisata, racconta storie al passo del protagonista. Contiene, abbraccia, accoglie. Semplicemente, lascia vivere, ciascuno, nella propria unicità.

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