03-04-2023 ore 11:30 | Cultura - Teatro
di Annamaria Carioni

''La parrucca'' con Maria Amelia Monti in versione agrodolce al Teatro Sociale di Soresina

Lo spettacolo si compone di due atti unici, “Paese di mare” e “La parrucca” appunto, scritti da Natalia Ginzburg, messi in scena con la regia di Antonio Zavatteri e prodotti da Nidodiragno – CMC. Al centro della storia, la vita di coppia non troppo esaltante di Massimo e Betta, un uomo e una donna come tanti, alle prese con la stanchezza di una routine familiare, che si trascina senza slancio e  intimità.

La trama
Il marito cerca lavoro in una fabbrica che produce eternit, ma vorrebbe dipingere. La moglie, cresciuta in una famiglia benestante, caduta in rovina, è una donna depressa e priva di risorse fisiche, mentali ed economiche. I due vivono in una casa al mare diroccata in attesa che un vecchio amico di Massimo gli offra un lavoro allettante, che in realtà non sarà mai proposto. Betta, che inizialmente non sopporta di abitare in quel luogo, lo dovrà lasciare proprio nel momento in cui ormai si era abituata a viverci. Li ritroviamo così alcuni anni dopo in una pensione, in cui si sono dovuti fermare a causa di un guasto all'automobile. Lui è diventato un artista, mentre lei, sempre più depressa, detesta i suoi quadri. Betta, sola nella stanza parla con Massimo, che, dopo averle assestato uno schiaffo in pieno viso durante un acceso litigio, si è rinchiuso in bagno e non risponde. Al culmine dell'esasperazione, la donna gli rivela urlando di essere incinta di un altro uomo, ma non ottiene alcuna reazione: il marito è scappato dalla finestra.

“Io e te, che sfortuna!”...... La coppia che scoppia
Facili entusiasmi e insoddisfazione cronica sono i tratti salienti di Massimo, che lo spingono a cambiare senza sosta lavoro e di conseguenza anche città. Betta invece ha “lo stomaco delicato, il palato sensibile, i nervi fragili e soffre d'insonnia”; abitudinaria ed insofferente, non tollera più i continui cambiamenti, a cui fa sempre più fatica ad adeguarsi, Insieme formano una coppia problematica ed annoiata, in cui lui è “un pezzo di pane manesco” e lei, ingenua ed infantile, è alle prese con le sue ansie e le sue paure, costantemente al telefono con mamma, con il filo dell'apparecchio che sembra diventare metafora di un cordone ombelicale mai reciso. 

La protagonista femminile candida e genuina
Maria Amelia Monti è decisamente a suo agio in una parte che richiama la leggerezza tragicomica e simpaticamente nevrotica di altre figure femminili da lei interpretate in televisione, come la tassista Alice Fumagalli, moglie apprensiva ed estroversa di Gerry Scotti nella sitcom “Finalmente soli” o l'ingenua suor Teresa della serie tv “Dio vede e provvede”. La sua pronuncia “trascinata” e spontanea la fa percepire dal pubblico come una di famiglia, vera, senza artefatti. 

Il protagonista maschile megalomane ed inconcludente
Roberto Turchetta si muove con disinvoltura in un personaggio insolente, a tratti sarcastico, che non risparmia sottili insulti nei confronti della moglie e che vive dei suoi racconti campati per aria e per nulla aderenti alla realtà. “Tutti i cinghiali han detto sì” è il ritornello tormentone, che lo accompagna per tutto il primo atto a testimoniare la sua disinvolta superficialità.

La parrucca
E' l'unico regalo che Massimo fa a Betta, emblema di una finzione che i due tengono in piedi di comune accordo, comprimari insoddisfatti, ma incapaci di riprendere in mano le redini della propria vita di coppia, nonostante vivano insieme da molti anni e siano anche diventati genitori di due gemelle. La sensibilità della Ginzburg privilegia il punto di vista femminile, dipinto a tutto tondo, rispetto al pensiero maschile a tratti solo abbozzato e mostra la dimensione privata del teatro, quasi fosse un racconto da leggere di sera nella propria stanza da letto e non in un evento collettivo e condiviso.

Settanta mila lire al mese d'affitto
La sedia di formica gialla in cucina, la coperta di lana patchwork, che Betta porta sulle spalle per scaldarsi, i folti baffi con basette di Massimo, così come le colorate fantasie geometriche degli abiti strizzano l'occhio agli anni Settanta. Si resta come spaesati in un allestimento dai colori vivaci ed allegri che fanno risaltare per contrasto il grigiore di una vita a due ormai spenta, anonima, priva di segnali d'affetto e deprivata di futuro.

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