02-09-2022 ore 19:43 | Cultura - Libri
di Gloria Giavaldi

Vito Mancuso: 'le religioni devono continuare a camminare. Non dobbiamo perdere fiducia'

Le domande esistenziali del teologo Vito Mancuso e le sue riflessioni lunghe, dialoganti, piene di comunità e di vita, hanno chiuso la decima edizione dei Manifesti, la rassegna culturale curata da Giovanni Bassi ed Anna Maini, con il sostegno dell'amministrazione comunale. Tanti i volti noti del mondo del giornalismo italiano, di scienza, cultura, letteratura, arte che hanno riempito di sapere, di esperienza e di desiderio di raccontarsi e di mettersi in gioco le nostre sere estive. Sul palco, prima dell'inizio scorrevano i nomi dei protagonisti di questi 10 anni, quasi 100 esperienze diverse “tutte – ha detto Mancuso – animate dalla ricerca, dal desiderio di camminare, di non fermarsi, di interrogarsi, di mettersi in discussione”. Perché questo “davanti al mistero è il senso della vita”. In un mondo che cambia “che sta avendo sempre più a che fare con l'odio, l'intolleranza, è importante mantenere attiva la ricerca”.

 

L'importanza della ricerca

Lo devono fare anche le religioni, “tutte devono convertirsi al mistero, con l'intento di rispondere alla domanda delle domande, quella che ci accomuna tutti nelle nostre diversità: in fondo, esiste un messaggio?”. La riflessione è piena di silenzi, di riferimenti all'etimologia, alla storia, alla filosofia, alla Ragione. E alla fede. Il percorso parte da lontano: “la prima risposta che è stata data è quella che caratterizza buona parte delle religioni esistenti e che ha connotato per lungo tempo la dogmatica cattolica: il messaggio esiste, semplicemente perché è rivelato. Non deve essere compreso, deve essere accolto come dono. È una rivelazione che si chiama fede. E la fede, a sua volta, non ha e non deve avere spiegazioni, è un dono. Questa teoria passa sotto il nome di teismo, cui si contrappone l'ateismo”. È il suo contrario, “quindi secondo questa risposta non c'è alcun messaggio. Non vale la pena guardare il cielo, affidarsi al mistero, è la storia di una lotta quotidiana per la sopravvivenza, del tutti contro tutti, del gene egoista tipico dell'essere umano”. La terza via è quella dell'agnosticismo, è quella di chi non sa e non cerca spiegazione”.

 

Fede filosofica

E poi c'è “la fede filosofica, quella di chi sa che un messaggio c'è, ma è la nostra libertà, la nostra interpretazione a dargli forma. È la fiducia che alimenta la ricerca, nella natura, nella cultura. È semplicemente sofia, la sapienza. Coinvolge mente e cuore in una relazione armoniosa. In una parola è vita. È la vita che si genera e che genera perché non siamo figli dell'assurdo”. Siamo figli della volontà. O meglio “della verità, di quella cosa che fiorisce, e fa fiorire”. Come a primavera. In un misto di logica e affidamento, di ragione ed emozione. Di fiducia. In qualcosa, in qualcuno. In noi stessi. Perché quel che conta è sempre continuare a camminare, in un'avventura, la vita, che in fondo, pur nelle nostre diversità, ci accomuna tutti. “La mente innamorata è il mio ultimo libro. È il modo per indagare da dove arriviamo e dove, insieme, vogliamo arrivare”. Con la fede (“in quel che volete”) sottobraccio.

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