01-07-2020 ore 11:00 | Cultura - Crema
di Gloria Giavaldi

La ‘sindrome di Proust’ e ‘Inchiostro in pillole’, Lorenzo Sartori dopo il lockdown

Il desiderio di scoprire e la paura della scoperta. La sfrontatezza della giovinezza, la forza del talento, il bisogno di accumulare esperienze. Fino a qui la vita di Alec Raines, il protagonista de ‘La sindrome di Proust’, l’ultimo romanzo dello scrittore cremasco Lorenzo Sartori, edito da Lambda House – gruppo Plesio Editore, che verrà presentato in città il prossimo 7 luglio alle ore 21, potrebbe apparire quella di un qualsiasi 27enne che si è appena affacciato al mondo del lavoro, vive di passione ed è tormentato dai dubbi. Ma la sua è una vita diversa. Alec vive nel 2067 e di mestiere fa il memo designer, conferisce una veste grafica ai ricordi delle persone. Vive tante vite, “ma tiene la sua nascosta negli scatoloni. Fa ordine nell’esistenza di tutti, meno che nella propria”.

 

Thriller futuristico

Dopo ‘Alieni a Crema’, Lorenzo Sartori con la Sindrome di Proust propone un thriller futuristico, ma non troppo. Prende per mano il lettore conducendolo alla scoperta di un intrigo internazionale del domani, consentendogli, però, di portare con sé il bisogno ed il timore della scoperta che abitano ciascuno di noi. In ogni tempo. “Mi piace immaginare il futuro, ma non ho voluto che in questo romanzo il genere fantascientifico avesse la meglio. La ‘Sindrome di Proust’ doveva essere un thriller”. E lo è, in piena regola. Stile incalzante, tiene il lettore in sospeso fino all’ultima pagina. Ogni tassello è fondamentale per comprendere la storia. In tutti i suoi angoli, anche quelli più nascosti.

 

La passione per il domani

Impegnato in un lavoro di vitale importanza, il protagonista si troverà, da un momento all’altro, con un’accusa di omicidio sulle spalle, un’agenzia di intelligence alle calcagna, un DNA pesante da sopportare ed una verità difficile da scovare. Nel 2067, spostandosi a bordo di un minicab e mangiando cibi sintetici. Ma è un dettaglio. Secondario, forse: “Stiamo vivendo un momento storico in cui è necessario pensare al domani. Il mondo procede velocemente ed il futuro potrebbe piombarci addosso da un momento all’altro. Raccontarlo, seppur marginalmente, è un modo per arrivarci un po’ più consapevoli”. Ne ‘La sindrome di Proust il domani vive nei mezzi, nei cibi, nel lavoro. Un po’ meno i luoghi. New York e Londra non sono così diverse da quelle di oggi, perché “non volevo creare un mondo troppo distante da quello attuale in una data non così lontana”.

 

Ricordi, privacy e umanità

Una data nella quale, però, i ricordi potrebbero non essere più “la cosa più intima e preziosa che abbiamo”. Potrebbero non appartenerci più e vivere in eterno. “La narrazione focalizza l’attenzione sulla necessità dell’immortalità, da un lato, e sulla limitazione della privacy, dall’altro”. Lo fa attraverso le paure di un giovane ragazzo che vive in balia degli eventi, ma non si arrende. Ricerca perennemente, ma è lontano da una presa di coscienza di ciò che è giusto e ingiusto, nel mezzo di una missione in cui “il confine tra bene e il male viene definito dalle azioni del momento”. Sartori esplora il domani con un’avvincente delicatezza che profuma di giusta diffidenza: “Il tema della privacy, oggi, deve essere bilanciato con quello della sicurezza. Stiamo andando verso una progressiva limitazione della nostra sfera più intima. Quando i nostri ricordi potranno essere manipolati che fine farà la nostra autonomia di pensiero?”. Poi si ferma, ripensa ad Alec: “Non amo i supereroi, nei miei libri racconto di persone normali che cercano di uscire da situazioni complesse, semplicemente mettendocela tutta”. Il lavoro di Alec, insomma, è diverso. Maneggia ricordi, emozioni, identità. Ma tutto ciò, anche nel 2067, non lo rende invincibile. Lo rende umano, ingenuo e romantico. Come un qualsiasi ragazzo di 27 anni.

 

Inchiostro in pillole

Ironico, sarcastico e inarrestabile, proprio come Alec, dopo il lockdown, Sartori riparte. In libreria, con ‘La sindrome di Proust’ e a CremArena con una serata dedicata alla lettura, intitolata “Inchiostro in pillole”, in programma stasera, giovedì 2 luglio alle ore 21. “Il lockdown ci ha impedito di organizzare il tradizionale festival letterario, ma con l’amministrazione comunale, nell’ambito della rassegna estiva, abbiamo creato questa bella serata ricca di soprese”. Tre saranno gli autori che si alterneranno sul palco. Aprirà le danze Ilaria Rossetti, vincitrice del premio nazionale di letteratura Neri Pozza, con “Le cose da salvare”. Dalle 22, invece, al via la notte del thriller con Romano De Marco e Piergiorgio Pulixi, rispettivamente autori di ‘Il cacciatore di Anime’ (Piemme) e ‘L’isola delle anime’ (Rizzoli).

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