31-12-2022 ore 20:00 | Cronaca - Crema
di don Emilio Lingiardi

Papa Benedetto: “un mistico contemplativo aperto al dialogo”. Il ricordo di don Lingiardi

Di Papa Benedetto conserverò sempre un ricordo grato e commosso per la sua attenzione e vicinanza dimostrata anche nello scorso Natale, per la cui celebrazione mi ha donato un testo che presenta le più importanti omelie da lui pronunciate in occasione delle festività, con un biglietto augurale che reca la sua firma, anche se tremante e faticosa data l'età.

 

Ho conosciuto l'allora cardinale Ratzinger in dialoghi con lui alla Congregazione per la Fede e poi a Gerusalemme durante le visite fatte alle nostre università cattoliche, al termine delle quali ha conferito il carattere scientifico allo studentato del Patriarcato latino, legato al Pontificio istituto Laterano. Per me, più che un teologo finissimo, lo considero un mistico contemplativo, sulla scia di quanto ha scritto san Giovanni all'inizio della sua prima lettera: “ciò che noi abbiamo contemplato del Verbo della vita”. Ad esempio di san Tommaso d'Acquino, il suo impegno si può definire: “contemplata aliis tradere” (trasmettere agli altri le realtà contemplate).

 

Frutto di questa contemplazione sono certamente i tre volumi della vita di Gesù di Nazareth scritti con passione e amore già da Papa. Nel mio insegnamento di teologia ho sempre usato i suoi testi editi dalla Cittadella di Assisi, testi completi e profondi espressi in termini chiari e precisi, accessibili a tutti. Mi ha sempre raccomandato per le lezioni di antropologia di non limitarmi alla filosofia perchè da Socrate ai nostri giorni il pensiero è oggettivo; ma di approfondire quella culturale perchè il cambio di prospettiva sull'uomo è oggi il problema più grave anche per la fede stessa, in quanto l'uomo non più considerato “a immagine e somiglianza di Dio” è umiliato dalle ideologie, sopratutto dal relativismo che scade sicuramente nel nichilismo più oscuro e desolato.

 

Papa Benedetto è stato l'uomo del dialogo interreligioso più fermo e deciso, anche se, nel suo stile mite e rispettoso: con il mondo ebraico ha sempre sostenuto la necessità del dialogo perchè la comprensione di Gesù è possibile se inquadrata nel suo popolo. Esempio di questa apertura sono le abbondanti citazioni di rabbini che lui descrive nella sua vita di Gesù. Nella reggia di Amman, in Giordania, durante il pellegrinaggio in Terra santa, ha detto con chiarezza che il dialogo teologico con l'Islam è impossibile, ma è doveroso il dialogo concreto sulle cose: visione della donna, dimensione della famiglia, problematiche inerenti la giustizia e la pace.

 

Certamente gli ultimi anni della sua vita nel monastero “Mater Ecclesiae” sono stati molto fecondi per la Chiesa che ha accompagnato con la sua preghiera, il silenzio, la riflessione e l'accoglienza di quanti sono andati a trovarlo. Ci ricorda che sono tanti i modi di servire: quando le forze fisiche e spirituali vengono meno si lascia un ministero ma si ha lo stesso l'occasione di un servizio alla Chiesa e all'umanità fecondo, esemplare ed efficace.

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