30-10-2014 ore 20:18 | Cronaca - Rivolta d'Adda
di Andrea Galvani

Rivolta d'Adda. Ablondi: “Santa Marta unico ospedale di riabilitazione ad alta complessità. Fuori dal mondo chi parla di chiusura”

“La legge di stabilità avrà conseguenze catastrofiche in Lombardia”. Secondo il presidente della regione, Roberto Maroni, “si rischia la chiusura di almeno 10 ospedali, l'aumento dei ticket, delle addizionali Irap e Irpef e tagli a infrastrutture e trasporti”. La manovra di bilancio 2015-2017 della Regione Lombardia è stata realizzata ipotizzando che la legge di Stabilità sia già in vigore.

 

L'ammontare dei tagli in Lombardia

Come annunciato da Maroni e dall'assessore all'economia Massimo Garavaglia, il taglio ammonterebbe a “750 milioni nel settore socio-sanitario, 155 milioni nella spesa per il trasporto pubblico locale e altri 60 nelle altre politiche legate al territorio, alle attività produttive, all'ambiente e all'istruzione”. La strada da seguire, ha invece ribadito Maroni, “è applicare i costi standard, rivedere la distribuzione dei tagli all'interno dei singoli comparti della Pubblica amministrazione, non applicare una logica di tagli lineari basati su Pil e popolazione, ma su parametri di efficienza”.

 

Quattro posti per mille

Parlando del settore sanitario, la legge Finanziaria prevede che le Regioni stabiliscano un percorso condiviso dal Governo che porti dall'attuale 4,5 posti letto ogni 1000 abitanti al 4 per mille. Ogni riduzione dello 0,1 per mille rappresenta un taglio tra i 5 ed i 7 mila posti letto, ridurre dello 0,5 per mille significa tagliare complessivamente oltre 25 mila posti letto.


Il Santa Marta

A livello locale ha portato la panzana della prossima chiusura dell'ospedale Santa Marta di Rivolta d'Adda, che Luigi Ablondi il direttore generale dell'Azienda Ospedaliera di Crema bolla come uno “scoop apodittico”, un modo elegante per dire che “non sta in piedi”. La riduzione che le Regioni dovranno attuare permetterà di recuperare disponibilità finanziarie per trasformare i posti letto per acuti in posti per malati cronici o lungo degenti. La prima importante fase di riduzione di posti letto risale al 2005, quando si passò dal 5 al 4,5 posti ogni mille abitanti.

 

Ospedale ad alta complessità

“I tagli previsti o che vengono enunciati a seguito della finanziaria – spiega Ablondi – credo che si riferiscano ad ospedali per acuti, non riesco ad immaginare come sia finito in questo dicorso la struttura di Rivolta d'Adda, visto che è un ospedale di riabiliazione ad alta complessità, tra l'altro l'unico in provincia di Cremona”.


La riforma sanitaria

Lo scorso 14 luglio, nella sala Polenghi dell'ospedale di Crema, il Partito Democratico ha presentato il proprio progetto di riforma sanitaria. Nell'occasione ha tenuto un breve intervento dell'assessore regionale Mario Mantovani, tornato poi a Crema a fine agosto per una serata a tema all'interno della Festa dell'Unità (in allegato gli approfondimenti). “Da quell'incontro ad oggi – aggiunge Ablondi - sul piano regionale registro che ci sono stati degli incontri della Giunta con le organizzazioni sindacali ed i vari portatori di interese, ma non ho visto delle evoluzioni o delle articolati di legge che dicano qualcosa di preciso. Invece livello nazionale, il 5 agosto è stato firmato da tutte le Regioni un accordo con lo Stato dove vengono recepite alcune norme per poter efficientare il sistema ospedaliero: ci sono regole che prevedono dei meccanismi per ridurre i posti letto al 3 per mille per acuti ed allo 0,7 per mille per la riabilitazione, oltre ad una serie di tabelle che riportano gli ambiti ottimali per poter disporre di un reparto ospedaliero, con limiti minimi e massimi di popolazione. Non mancano altri impegni che le Regioni hanno preso fino alla fine del 2016 e che riguardano aspetti qualitativi dell'attività ospedaliera. Un esempio? Quello più classico è che chi non fa 500 parti l'anno non può fare un reparto di ostetricia”.

 

I piccoli ospedali

Nel bilancio di previsione della Regione viene ipotizzato un taglio alla sanità di 750 milioni di euro. “Gli ospedali a rischio – spiega Ablondi - sono quelli piccoli, con acuti ed un massimo di 70-80 posti. Non credo che eventuali decisioni milanesi possano toccare l'ospedale di Crema in maniera significativa. Può darsi che ci sia un ritocco al budget, ma non tale da modificare il livello delle prestazioni attualmente erogate”.

 

L'autonomia di Crema

“Preoccupato per l'autonomia di Crema? Le nuove aziende avranno sia attività ospedaliera che territoriale. Ora non ne conosciamo l'esatta dimensione, ma sappiamo che sono molte le criticità evidenziate su quelle aziende che hanno grandi dimensioni, fino ad 1 milione di persone. Agglomerati così grandi non si sa se poi funzionano veramente. Fino ad oggi l'attuale sistema ha funzionato. L'impianto esistente può e deve essere migliorato, ma non è certo necessario fare una rivoluzione”.


L'ambito territoriale

“Qual è il modello migliore? Non ne esiste uno per tutti. È necessario valutare innanzitutto la dimensione. Bisogna tener conto dell'ambito territoriale. Non si possono fare aziende omogenee buone per tutta Italia. Un'azienda sanitaria di montagna è diversa da quella in pianura; bisogna tenere conto se nasce in una grande città o se è servita da adeguate infrastrutture”. Riassumendo: l'ospedale Santa Marta rischia la chiusura? “Chi parla della chiusura di Rivolta è fuori dal mondo”.

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