29-08-2020 ore 12:00 | Cronaca - Bagnolo Cremasco
di Gloria Giavaldi

Covid19. A Bagnolo Cremasco per parlare di passato, presente e futuro: "poche certezze"

“Abbiamo avuto paura, ma abbiamo lottato contro un virus di cui sappiamo poco. O forse nulla. Quello che è chiaro è che tutto è cambiato”. A Bagnolo Cremasco, mercoledì 28 agosto, si è tenuto il primo dei due incontri informativi sul 'passato, presente e futuro del Covid-19'. I protagonisti della serata, moderati dal giornalista Stefano Mauri hanno raccontato il coraggio tra le pieghe della paura, la forza della vita in una notte che sembrava non finire mai, la speranza illuminata da un esercito di sirene blu. Con loro anche il sindaco di Bagnolo Cremasco, Paolo Aiolfi e l'assessore alle politiche sociali, Monica Armanni, felici per questa “serata di consapevolezza”.

 

'Il Covid è una barriera'

“Il Coronavirus è una barriera. Abbiamo assistito tante persone schermati dalle protezioni. Mancava il contatto, l'empatia, l'umanità. Non potevamo regalare certezze”. Potevano solo dare forma ad una nuova concezione del prendersi cura. Paola Bonciani, volontaria e presidente della Croce Rossa Italiana di Crema ripercorre i giorni dell'emergenza senza distacco. Per una volta, dopo tanto, abbatte le distanze, racconta le emozioni di “uno spirito, quello del volontario che si manifesta sempre. In qualsiasi situazione”. Anche quando i chilometri da macinare per prendersi cura della sofferenza sono tanti. “ Dal 21 febbraio al 31 maggio abbiamo percorso gli stessi chilometri che normalmente percorriamo in un anno”.

 

Il coraggio di avere paura

Anche quando si convive quotidianamente con la paura di ammalarsi. “All'inizio l'idea di non poter dare al paziente ciò che chiedeva ci ha paralizzato”. La voce è diversa, forte e fragile al tempo stesso. Le sensazioni, però, sono le stesse. Cristiano Andrei, infermiere al pronto soccorso dell'ospedale Maggiore di Crema ha avuto paura. “Quando ho capito la gravità della situazione mi sono allontanato da casa per proteggere i miei figli. Mi sono arrabbiato quando ho notato l'incapacità delle persone di 'stare a casa'. Avrei voluto esserci io al loro posto. In ospedale è stato un disastro, ma la sensazione è che per alcuni l'emergenza sia una cosa lontana, meritevole di indifferenza”.

 

Prendersi cura

Invece, quel disastro ha colpito la Lombardia. Dritto al cuore di Crema. “Ricordo ancora quel messaggio: 'Il Covid è arrivato a Crema'”. Attilio Galmozzi, medico del pronto soccorso racconta i dettagli. “Ho riletto quel testo almeno una ventina di volte. Poi ho preparato la valigetta: avrei fatto tardi”. I malati erano tanti, i posti mai abbastanza. Come ha dichiarato in una precedente intervista a Cremaonline: “Non abbiamo curato tutti, ma abbiamo saputo prenderci cura di tutti. Ad un certo punto Crema sembrava scomparsa dalla cartina geografica”. Ma il nostro ospedale c'era. Lontano dai media nazionali, ma prossimo alla sofferenza che dilagava. “Il 7 marzo il nostro pronto soccorso ha registrato 89 accessi. Altri ospedali della zona 4”.

 

Non abbiamo capito niente”

“L'emergenza era sotto gli occhi di tutti”. Ma non è finita. “La curva dei contagi è in aumento. Professionalmente e socialmente ci auguriamo di non rivivere tutto questo. Oggi i malati gravissimi sono pochi, spero si vada verso una forma asintomatica della patologia, ma questo virus è imprevedibile, lo ha già dimostrato. E la sensazione è che le persone non abbiamo capito nulla: c'è troppa superficialità e non un piano strategico per sostenere una seconda ondata”. Vale la pena prevenire: usare le mascherine e “fare la vaccinazione antinfluenzale. Diventerà per tutti un importante strumento di difesa”.

 

Ripensare il sistema sanitario

Il Covid ha palesato le fragilità del sistema sanitario: “Dobbiamo rivedere la sanità e fare in modo che il sacrificio di molte vite non sia stato vano. É necessario riflettere per capire cosa fare per i nostri figli. Per il futuro”. Secondo il consigliere regionale Federico Lena, si rende opportuno agire, tanto “per il potenziamento della medicina territoriale, quanto per la cura e la manutenzione delle strutture ospedaliere, oltre che per un'affermazione convinta ed una semplificazione della telemedicina”.

 

Rete territoriale

Il direttore del dipartimento delle cure primarie Ats, Gianmario Brunelli ha spiegato come sul territorio in piena situazione emergenziale si siano manifestati notevoli problemi, che affondano le radici nel passato: mancanza di una rete territoriale e di percorsi condivisi, oltre che notevole carenza di dpi. Per Brunelli le responsabilità sono diffuse: “oltre alla lentezza del sistema e alla consapevole riduzione della territorialità, si ravvisa un errato approccio anche nei medici, da tempo non predisposti al lavoro in team”. Il presente si gioca tutto sul potenziamento della rete territoriale: “un piano di potenziamento e riorganizzazione , basato sulla necessità di condividere percorsi assistenziali e di prevedere soluzioni di accesso a diagnostica di primo livello (per esempio telemedicina e teleconsulto) dovrà essere stilato entro il 15 settembre. Entro il 18 si dovranno individuare centri di riferimento territoriali, prodromici alla creazione di aggregazioni funzionali territoriali”. L'obiettivo è consolidare la forza del territorio, ma, in tal senso “un contributo fondamentale deve arrivare anche dai cittadini. Ad oggi è un cantiere aperto”.

 

I segni del Covid

Si guarda al futuro con speranza, senza dimenticare i segni che il Covid ha lasciato in ciascuno di noi. Lo racconta la psicologa Marika Madravio. “La pandemia ha sconvolto la nostra vita, in particolare quella dei bambini con disabilità, che si sono dovuti adeguare ad una routine totalmente rivoluzionata. Ho dovuto ripensare il modo di fare psicoterapia, che fa del contatto diretto e della presenza i suoi baluardi. Mi sono affidata allo sguardo e soprattutto alla voce, offrendo ai pazienti l'opportunità di trasformare in parola la loro ansia. La parola è terapeutica”. Ma alla base deve esserci una libera scelta: “Non ho imposto il mio aiuto, ne ho accolto le richieste”. Per mezzo di un telefono. “In piena pandemia, in collaborazione con il Comune, ho attivato uno sportello di ascolto psicologico, prima per gli adolescenti, poi per tutta la comunità”.

 

Essere migliori

Infine una domanda: “La pandemia ci ha reso migliori?”. La risposta fugge, è personale ed è complicata. Perché “del Covid non sappiamo nulla. Forse non ci resta che provare ad essere migliori”. Il secondo incontro si terrà venerdì 4 settembre alle ore 21 presso i giardini dell'asilo comunale o, in caso di maltempo, presso il cineteatro don Giovanni Bosco. Parteciperanno: Maurizio Borghetti, medico radiologo dell'ospedale Maggiore di Crema, la psicologa Marika Madravio, il parroco di Bagnolo Cremasco, don Mario Pavesi, Fabrizio Mauri, pneumologo dell'Asst di Crema e vicepresidente provinciale dell'ordine dei medici chirurghi, Claudio Dagheti direttore della Caritas della diocesi di Crema.

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