Sono 352, per una biomassa complessiva di 650 chilogrammi, i siluri rimossi tra agosto e novembre nel tratto del fiume Serio, lungo circa 26 chilometri, che va dalla foce in Adda fin sopra alla palata Menasciutto. L'azione, resa possibile da circa tre anni grazie ad un finanziamento regionale, viene affidata dal Parco del Serio a Fipsas Cremona. Ha l'obiettivo di diminuire con modalità selettive il numero di esemplari di pesce siluro e favorire la conservazione delle altre specie autoctone presenti nel fiume. Gli esemplari rimossi sono di piccole medie dimensioni: vanno da un da un minimo di 10 cm, ad un massimo di 1 metro e mezzo. Erano per lo più collocati nel tratto meridionale, in collegamento diretto con l’Adda. Dallo studio si evince che a monte di Crema, la presenza di siluri diminuisce, fino ad azzerarsi al limite settentrionale della sua distribuzione, a monte della palata Menasciutto. Confrontando i dati del 2020 con quelli dei due anni precedenti, si nota che la densità di siluri catturati tende a diminuire progressivamente, e questo fa ben sperare rispetto agli effetti positivi che le azioni di rimozione stanno producendo.
Aggiornamento e salvaguardia
Le attività di contenimento del siluro sono state una buona occasione anche per procedere all'aggiornamento dello stato delle comunità ittiche lungo il corso del Serio. È stata rilevata la presenza di barbo, carpa, cavedano e specie autoctone oramai introvabili in altri corsi d’acqua, come alborella, persico reale, luccio, vairone, sanguinerola, ghiozzo, cobite e lasca. Per il presidente del Parco del Serio Basilio Monaci “occorre impegnarsi fattivamente per quanto riguarda il tema della presenza delle nutrie, che provocano problemi agli agricoltori, nel mantenimento della complessa rete di rogge e fossi irrigui presenti”. A questo si aggiunge l'impegno per “la salvaguardia della biodiversità vegetale, aggredita da piante aliene infestanti, come ailanto (Ailanthus altissima), edera (Hedera helix) e zucchino selvatico (Sicyos angulatus)”.