26-08-2014 ore 20:43 | Cronaca - Milano
di Andrea Galvani

Le tavolette rubate dalla pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano "provengono da un soffitto cremasco". La conferma del professor Mario Marubbi

Le tre tavolette da soffitto rubate dalla pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano sono originarie di Crema. La segnalazione di Luigi Dossena, nostro prezioso collaboratore e curatore della rubrica Historia et imago Cremae, viene confermata da un autorevolissimo studioso, il professor Mario Marubbi, conservatore della Pinacoteca Ala Ponzone di Cremona.

 

Anonimo di fine Quattrocento

Le tre opere lignee, di dimensioni 25cm x 25cm, sono di proprietà del Comune di Milano e sarebbero state rubate in pieno giorno dalla sala ducale. Realizzate da un pittore anonimo alla fine del Quattrocento riguardano ritratti maschili, di profilo, dipinti direttamente sul legno senza preparazione e fanno parte di un complesso più ampio di 32 pezzi.


Opere altamente commercializzabili

Come spiega il professor Marubbi il valore si aggira tra i 3 ed i 5 mila euro: “anche se non hanno un grande valore commerciale non significa che ciò che è accaduto non sia grave. Chi ma commesso il furto non è certo uno sprovveduto, ma una persona che conosce le tre opere ed il mercato dell'arte. Un'opera nota è molto difficile da commercializzare, mentre in questo caso si tratta di tavolette altamente commercializzabili”.


Gotico cortese sforzesco

“Non conosciamo l'autore, ma sappiamo che alla fine del Quattrocento a Crema operavano una serie di botteghe - Bombelli, Salserio - che eseguivano questo tipo di prodotto seriale, realizzato in tutta la Lombardia, non soltanto in terra cremasca, ma anche a Caravaggio, Cremona, Brescia. Si tratta per lo più di busti in profilo, raramente frontali, entro un arco ribassato che compongono insiemi dal gusto comunque allineato all’imperante gotico cortese sforzesco”.

 

Ritratto di donna Vimercati, dall'antico palazzo in via XX Settembre


I soffitti dei palazzi

Opere all'epoca molto in voga, realizzate su commissione o prodotte su iniziativa delle stesse botteghe ed utilizzate per decorare i soffitti dei palazzi Cottis, Gambazzocca, Marazzi e Vimercati, Bondenti, Terni e Clavelli; come spiega Lidia Ceserani Ermentini (in allegato un suo saggio) le tavolette sono “dipinte per lo più a tempera a vivaci colori, contenevano svariate rappresentazioni celebrative o di vita reale che oggi possiamo leggere come un vero repertorio di elementi di civiltà”. Le tavolette del soffitto di palazzo Vimercati oggi sono divise tra la collezione della Banca Popolare di Crema ed il museo Poldi Pezzoli. Una quindicina di altre tavolette cremasche sono conservate anche nel soffitto della Scaletta dei Soli del Museo Stibbert a Firenze.

 

I mercanti e gli antiquari

Stando al professor Marubbi “mercanti e antiquari come il cremonese Martire Chiodelli o il veneziano Antonio Moscato contribuirono non poco alla diaspora di tali manufatti in tutta Europa e anche oltreoceano”. Essendo opere seriali, “ne troviamo di molto simili o persino identiche in diversi palazzi”.

 

Le ipotesi sulla provenienza

In città alcuni appassionati hanno ipotizzato che le tre tavolette rubate potessero provenire dal soffitto di palazzo Vimercati, ora sede della banca popolare. Secondo Marubbi “non è semplice ricondurle a palazzi in particolare e se non ci sono gli stemmi è un'operazione difficile. A Cremona abbiamo centinaia di tavolette uguali, certo viene il sospetto che venissero da palazzi diversi, che non tutte avessero la medesima provenienza”. E' invece certa, citando ancora Lidia Ceserani Ermentini, "la vivacità e ricchezza della cultura cittadina di Crema" tra il Quattrocento ed il Cinquecento, un gusto ed una classe "allineata a quella dei centri italiani maggiori".

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