26-07-2015 ore 19:40 | Cronaca - Città
di Gianni Carrolli

Sabbioni. Profughi e migranti “un’occasione di ricchezza culturale”. La testimonianza di un ospite della casa di accoglienza

Leonardo è uno degli ospiti della casa di accoglienza Giovanni Paolo II, ai Sabbioni. Pochi giorni fa ha raccolto i suoi pensieri in una lettera (integrale in allegato), in cui racconta la sua “vera presa di coscienza”: il momento in cui presso la struttura di via Toffetti sono arrivati i profughi e rifugiati sbarcati a Lampedusa. “Voglio riportare l’esperienza di un egiziano con cui condivisi in seguito la stanza – scrive Leonardo – un sedicenne, di religione cristiano-ortodossa”.

 

Migrazioni nel deserto

“Andavo come volontario agli orti sociali e nel pomeriggio capitava di condividere parte del tempo insieme. Un giorno mi mostrò un video che aveva fatto nel suo viaggio verso l’Italia. Ne vidi solo un pezzo e poi mi si fermò il cuore. Mi aspettavo di vedere un barcone stipato di persone ed invece la scena che scorreva in quel filmato era ancora peggio: una colonna di persone che seguiva nel deserto un sentiero tracciato dai cadaveri. Il suo viaggio iniziava da qui”.

 

Omicidi a sangue freddo

“Mi mostrò un altro video che i suoi amici, ancora in Egitto, gli avevano inviato. Una chiesa ortodossa vista dall’esterno, in quel momento l’atmosfera sembra calma. Pochi secondi dopo iniziarono ad uscire delle persone, via via sempre più numerose. Ad un certo punto, il frastuono: le mitragliatrici puntate sull’uscita della Chiesa e nel fuggi fuggi generale l’inizio della conta dei morti. Qualche giorno dopo decisi di portarlo con me alla messa nella chiesa di Ombriano: fu una messa decisamente più tranquilla”.

 

Il ruolo della Caritas

“La Caritas diocesana garantisce a noi italiani, come per i profughi, tutti quei beni di prima necessità utili a migliorare lo stato di disagio che ci coinvolge: un pasto, un luogo dove dormire la notte, il vestiario necessario, la possibilità di assolvere all’igiene personale, un percorso più o meno lungo circa il reinserimento sociale e lavorativo che in questo momento di estrema crisi economica diventa un percorso difficoltoso ma non lasciato allo sbando. Inoltre, un sostegno educativo e di ascolto e per tutti è garantita l’assistenza sanitaria. Per gli stranieri esistono corsi di italiano per facilitare l’inserimento”.

 

Difficoltà quotidiane

“In due anni che vivo in un centro di accoglienza non ho mai visto un musulmano chiedere di togliere un crocifisso o un cristiano che manchi di rispetto alle tradizioni dei musulmani. Gli unici problemi sono legati alla condivisione di spazi ed alle diversità dei temperamenti, allo stesso modo di quei problemi che riscontravo quando ancora vivevo con i miei famigliari, niente di più niente di meno; per fortuna, la collaborazione con gli organi di polizia è efficiente e gli indisciplinati, pochissimi casi in due anni, vengono indirizzati in altre sedi.

 

Ricchezza culturale

“Per concludere vorrei dire che in questo periodo storico di altissima tensione politica e sociale sarebbe più facile barricarci tutti nell’intolleranza, ma credo che facendo così sciuperemmo un’occasione che dal punto di vista culturale è ricchissima. L’altra sera io e il mio compagno di stanza ci siamo guardati negli occhi e abbiamo sorriso benedicendoci a vicenda, lui da musulmano ed io da cristiano”.

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