25-11-2018 ore 15:57 | Cronaca - Dal cremasco
di Ramona Tagliani

Cremasco, i temi inevasi. Venturelli: ‘L’area omogenea è priva di una visione comune’

Il volume Fatti e protagonisti del socialismo cremasco, scritto dal direttore di Cremaonline Andrea Galvani, sarà presentato sabato 1 dicembre, a partire dalle 15.30, nella sala Pietro Da Cemmo del centro culturale sant’Agostino di Crema. Con l’autore dialogheranno il giornalista e scrittore Ugo Intini, Maurizio Noci e Virginio Venturelli. L’occasione è propizia per fare il punto su uno dei temi inevasi della politica territoriale, ovvero la mancanza di coesione e di una progettualità comune del Cremasco. Soprattutto con Cremona ogni giorno più distante dal Serio e sempre più vicina a Mantova.

 

Le amministrazioni provinciali

Parliamo quindi di area omogenea. Conseguente alla legge Del Rio 2014 e all’ipotesi di superamento e ‘sostituzione’ delle amministrazioni provinciali con le Aree vaste. Il fallimento del referendum ha fatto venir meno il progetto, anche se tutti si erano ormai mossi in quella direzione. “Ad oggi il risultato – commenta Virginio Venturelli - è un ibrido. Parlare di area omogenea senza tener conto di questo antefatto non ha senso. Il presidente e i consiglieri provinciali non sono più eletti dai cittadini ma dagli stessi amministratori e consiglieri comunali. Quelli che oggi rappresentano il cambiamento non capiscono che bisogna intervenire? Rispondano a questa domanda: le Province devono restare? Non si può lasciare tutto nel vago o semplicemente bollarlo come un retaggio del passato col quale non si vuole fare i conti. Il Pd, che ha promosso la legge, non dice nulla? Gli oppositori perché non si muovono?”

 

L’identità e la gestione associata

“I Comuni cremaschi avanzavano con forza l’idea di essere riconosciuti come area omogenea su logiche identitarie. Era il 2015. Presupposto era che Scrp fosse la società attorno alla quale unire tutti i servizi. Si parlava del consolidamento di Reindustria, l’università avrebbe dovuto essere il volano della piccola e media industria. Si diceva che si sarebbe evitato l’indiscriminato sviluppo urbanistico eppure si assiste a un proliferare di varianti e deroghe in cambio di oneri di urbanizzazione. La coesione territoriale di fatto non appare così solidale”. Altro tema di primaria importanza, per Venturelli, è “la gestione associata dei servizi. La legge obbligava i comuni sotto i 5 mila abitanti ad associare servizi e funzioni. A livello comprensoriale, l’unica gestione associata che sta funzionando è rappresentata da Comunità sociale cremasca. E gli altri, a parte il singolo vigili municipale? Dove han tentato di fare un passo superiore, addirittura all’unione di due Comuni, ad esempio Fiesco, la popolazione si è opposta. Questo dovrebbe far riflettere”.

 

Campanilismi e visioni comprensoriali

Secondo Venturelli, già sindaco di Madignano e segretario del Partito socialista italiano, “visto che diciamo che è importante il territorio e chiediamo agli altri di essere uniti, sarebbe opportuno che i Comuni dessero dimostrazione di avere una visione comune. Rispetto al passato, ogni categoria rivendica singolarmente i propri bisogni. Manca una visione comprensoriale. L’attuale frammentazione nei Comuni è dovuta a un residuo di campanilismo. In questa fase mettere in comune i servizi e superare l’individualismo può offrire l’occasione di rilancio. Un piccolo appunto, un parere personale: non avremmo dovuto tentare un accorpamento con Lodi, ma cercare di far gruppo con Treviglio e giocare le nostre carte per aggregarci a Bergamo. La crisi dei partiti ha evidenziato l’incapacità di pervadere in profondità il territorio. È opportuno che si riesca a creare un’assemblea veramente rappresentativa, capace di accogliere referenti di tutte le categorie, dai sindacati agli industriali al mondo della scuola”. Altrimenti si rischia di arrivare senza forze alla griglia di partenza. In queste condizioni, giocando tutti contro tutti, il traguardo non rimane che un miraggio.

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