25-03-2018 ore 16:44 | Cronaca - Crema
di Andrea Galvani

Caso Inzoli. Il sindaco Stefania Bonaldi sui silenzi cremaschi ed il corso della giustizia

Continua a far discutere la conferma in Cassazione della condanna a 4 anni e 7 mesi di reclusione per Mauro Inzoli, ex parroco della santissima Trinità a Crema e figura di spicco del Banco alimentare e di Comunione e liberazione. “Più che un evento giudiziario, questa sentenza rappresenta per il territorio cremasco un evento sociale e culturale di enorme portata, su cui dovremo riflettere tutti e per tanto tempo”.

 

Distrazioni e compiacimenti

Secondo il sindaco Stefania Bonaldi – che sulla vicenda ha promosso un’indagine interna al Comune di Crema e presentato un esposto alla magistratura insieme a Franco Bordo e alla rete l’Abuso - “a giudicare dalle motivazioni del primo grado di giudizio e dell'appello, che ho letto integralmente e il cui impianto pare confermato dalla sentenza della Cassazione, l'atto d’accusa dovrebbe interrogare tutta la nostra comunità cittadina, per troppe sue parti distratta o compiacente”.

 

I silenzi e le responsabilità

“Leggendo gli atti giudiziari, risulta che non sarebbe stato difficile accorgersi di quanto stava succedendo, soprattutto per coloro che erano vicini all’epicentro, molti dei quali testardamente non hanno invece mai voluto attivare l’antidoto del senso critico. Ne usciamo sfigurati tutti, vicini e lontani, anche coloro che si sono battuti con troppa timidezza, nella comunità ecclesiale, come in quella civile. Ora – prosegue il sindaco - tocca a ciascuno di noi domandarsi come e cosa poteva fare e come e cosa ha fatto o non fatto. Solo se passeremo tutti attraverso questo deserto e se lo faremo con profonda onestà, ci sarà pacificazione vera e potremo ricominciare a parlarci senza lasciarci ingannare o accecare dagli opportunismi della vicinanza o dell'appartenenza”.


Il corso della giustizia

“I minori non si toccano, perché toccare una piantina mentre sta mettendo radici significa influenzarne tutto lo sviluppo e determinare remote conseguenze per l’intera comunità. La giustizia ha fatto il suo corso, ora tocca alle coscienze, speriamo libere da ogni suggestione di prossimità, fare la propria parte. Come essere umano mi sento di dire che non ci sono mostri in questa storia, ma solo esseri umani fragili, il cui posto è sempre stato tra "coloro che possono sbagliare" e non tra le "divinità" .

 

Il mito e la realtà

"Se tutti avessimo avuto chiaro questo concetto, se alcuni non si fossero ostinati a scambiare la realtà con il mito, avremmo salvato tutti i protagonisti, forse persino chi oggi viene definitivamente condannato dalla giustizia. Sento parlare spesso di libertà, ma non c’è libertà senza verità e questa va cercata tutti i giorni, senza attribuirne, preventivamente e per simpatia o vicinanza, quote arbitrarie”.

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