24-05-2025 ore 20:55 | Cronaca - Crema
di Annamaria Carioni

Il festoso popolo arcobaleno del Crema Pride ha colorato la città: 'L'odio non può vincere'

Crema ha vissuto un momento storico nel pomeriggio di sabato 24 maggio con la sua prima parata Crema Pride, che ha colorato il cuore della città con un messaggio potente di dignità, uguaglianza e gioia condivisa. Famiglie arcobaleno accanto a famiglie tradizionali, con bambini nei passeggini o in braccio e figli più grandi per mano o in bicicletta, gruppi di ragazzi e di giovani, associazioni e compagini spontanee, circoli Arci e Arcigay, esponenti di partiti politici, soprattutto di sinistra, e tante, davvero tante persone si sono ritrovate liberamente in piazza Garibaldi, mai vista così affollata e vociante.

 

L'Onorevole Zan a Crema

Intorno alle 13.30 è arrivato a Crema anche l'Onorevole Alessandro Zan, che si è complimentato per l'iniziativa e ha commentato con grande soddisfazione la sentenza n. 68 della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il divieto che impediva alle coppie di donne omosessuali di essere riconosciute entrambe come madri del figlio nato in Italia tramite tecniche di procreazione medicalmente assistita, effettuate legittimamente all’estero. Accanto a lui hanno mostrato altrettanta soddisfazione anche Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, e Fabio Bergamaschi, primo cittadino di Crema, che ha ricordato come la sua amministrazione e la precedente, guidata da Stefania Bonaldi, abbiano sempre tutelato i diritti delle madri e dei nascituri, pur in un contesto normativo poco chiaro.

 

Banda di Ombriano e dj set
Intorno alle 15,30 è partita la parata del Crema Pride, che ha attraversato il centro per poi tornare nel luogo di partenza: due carri decorati con colori vivaci, palloncini, frange che brillavano sotto i raggi del sole, hanno guidato il corteo tra le vie cittadine, preceduti dal Corpo Bandistico Giuseppe Verdi di Ombriano, che, magistralmente diretto da Eva Patrini, ha scandito il ritmo della festa con musica coinvolgente: mentre il carro con dj set diffondeva l'iconica canzone di Raffaella Carrà Tanti auguri e si cantava all'unisono “com'è bello far l'amore da Trieste in giù, l'importante è farlo sempre con chi hai voglia tu” e tanti altri successi italiani e stranieri, dai Ricchi e Poveri ai reggaeton e ai tormentoni estivi, la banda eseguiva un repertorio eterogeneo: da Pedro, sempre della Carrà, a The final countdown degli Europe, da Y.M.C.A dei Village People a Barbara Ann dei The Beach Boys

 

La verve di quattro drag queen
A catturare l’attenzione dei presenti è stata la dirompente presenza di quattro scultoree drag queen: Tachi Pierina, Mary Maison, Zia Assunta e Miss Vicky Lamont, simboli viventi di libertà d’espressione, con i loro abiti scenografici e la loro energia contagiosa hanno dato ulteriore luce e risalto ad un evento già vibrante e hanno regalato ironia, simpatia e un pizzico di irriverenza, facendo bella mostra di sé sul primo carro, trainato da un trattore guidato da Chiara, che ha suonato il clacson, come una tromba da stadio. Per l'occasione sono anche state realizzate delle magliette, su disegno di Federica Verduzzo, che vuole esprimere l'orgoglio e la forza di lottare ogni giorno per la conquista dei diritti ancora negati. Gli agenti della Polizia di Stato hanno seguito il corteo con attenzione, ma la situazione è sempre stata tranquilla. 

 

Il corteo festoso
Composto da persone di ogni età, il lungo corteo ha attraversato le vie della cosiddetta vasca: risalendo via Mazzini è giunto alle quattro vie e poi in piazza Duomo, quindi, passando sotto il Torrazzo, è entrato in via XX Settembre, ha raggiunto Porta Ombriano, si è diretto verso il Campo di Marte, costeggiandolo ed infine, percorrendo via Diaz, è arrivato a Porta Serio e ha concluso il suo giro di nuovo nella piazza che porta il nome dell'Eroe dei due mondi. Il lungo tragitto è stato percorso in circa due ore, durante le quali i partecipanti hanno camminato, ballato e cantato, hanno chiacchierato e riso tra loro e hanno sfoggiato bracciali, collane e spille, foulard, cappellini e calze, bandiere e vessilli di ogni genere, ma rigorosamente nei colori dell'arcobaleno.

 

Call me proud, call me pride
Il serpentone umano ha attraversato la città in un clima sereno e vivace, sotto un sole generoso che ha reso ancora più brillanti i colori, i lustrini e i sorrisi. Famiglie, giovani, anziani, cagnolini al guinzaglio, attivisti e semplici cittadini hanno sfilato fianco a fianco, dimostrando che l’orgoglio può essere un momento collettivo di partecipazione civile, capace di unire oltre le differenze. Gli avventori dei bar e gli esercenti dei negozi del centro, insieme ai loro clienti, hanno atteso l'arrivo della parata ai lati delle strade: ovunque cellulari alzati ad immortalare con uno scatto o con un selfie l'evento. Creativi ed efficaci gli slogan su numerosi cartelli: Proud to mix, Dove c'è amore che si prende cura c'è famiglia, Rispetto sempre. E' risuonata ovunque l'idea che siano da tutelare tutti i diritti fondamentali della persona, senza eccezioni di nessun genere.

 

Dignità e rispetto
Ad un certo punto ha iniziato a circolare la voce che fossero presenti oltre 5.000 persone: in attesa di conoscere la notizia esatta da parte degli organizzatori, si può ben dire che la città ed il circondario hanno aderito alla manifestazione con enorme entusiasmo e partecipazione. Il Crema Pride non è stato solo una festa. È stato anche un momento di riflessione e rivendicazione. Al centro della manifestazione, infatti, non c’era soltanto la richiesta di diritti per la comunità LGBTQIA+, ma una battaglia più ampia per la dignità e il rispetto di tutte le persone, indipendentemente da genere, orientamento sessuale, provenienza o condizione sociale. “Lottiamo per i diritti di tutti – hanno dichiarato dal palco gli organizzatori – perché nessuno dev’essere lasciato indietro”.

 

L'odio non può vincere
La manifestazione si è chiusa con le parole degli organizzatori e delle autorità cittadine. Alessio Maganuco ha ringraziato per la vicinanza e la solidarietà dimostrate da Crema e dal cremasco: “L'odio ci può provare, ma alla fine perde sempre. Questa è la migliore risposta alle organizzazioni neofasciste”, con un chiaro accenno agli episodi incresciosi accaduti qualche giorno prima ad opera di un'associazione di estrema destra. Il Crema Pride ha lasciato un segno forte e positivo: quello di una città che sceglie di essere aperta, accogliente e coraggiosa. E se questa è solo la prima edizione, l’entusiasmo e la partecipazione fanno già sperare in un futuro, in cui l’orgoglio e la dignità non siano più una sfida da vincere, ma una realtà quotidiana condivisa.