23-07-2021 ore 11:43 | Cronaca - Crema
di Gloria Giavaldi

Addio a Mauro, il ballerino gentile che farà danzare il cielo un pasito dopo l'altro

In silenzio, senza troppo clamore. Con il sorriso di chi ce l'ha davvero messa tutta. Mauro Gentili ha smesso di lottare. Lo ha fatto in silenzio, dopo una vita spesa ad inseguire il ritmo, fino ad abbracciarlo ogni giorno e a trasformarlo in un lavoro. Era un insegnante di danza. Uno di quelli appassionati, che ballano e, un pasito dopo l'altro, avanzano. Ogni giorno. Oltre le difficoltà. Uno di quelli cui brillano gli occhi per le nuove sfide. Da cogliere al volo, senza limiti. Mauro era un maestro. Danzava forte. Danzava sempre. Danzava ovunque. Danzava, guardava, ascoltava. Ché, dietro un allievo, c'era una persona. Una storia dalla quale apprendere.

 

Oltre i limiti

Era umile. Il suo sorriso diceva tutto. Metteva voce anche ai silenzi. Ché, quando parlava la musica, era il tempo giusto solo per danzare. Per inseguire il ritmo, la sua passione. La più grande. Coltivava armonia, tesseva legami in poco tempo. Anche con chi lo conosceva poco. O affatto. Bastava un attimo per entrare in sintonia. Bastava guardare nella stessa direzione. Con la stessa determinazione. Mauro non si arrendeva. Cuciva lezioni a pennello. A misura di ciascuno. Era attento, premuroso, disponibile. Lo sa anche chi come me non l'ha mai conosciuto di persona. “Mi ha detto di andare a casa sua. Balleremo a casa per capire le mie esigenze. Poi andrò a lezione. Sono contento, tornerò a danzare”. La voce è quella di Davide Cantoni, ballerino cieco. “Mi tratta come gli altri, mi sento sullo stesso piano: sono un allievo qualunque”. Mauro non conosceva limiti. La danza gli aveva insegnato a vivere con leggerezza.

 

La forza della vita e dell'amore

Da Crema a Bergamo, il suo motore erano le note. Quelle gambe non si fermavano mai. Il cuore a ritmo di musica batteva un po' di più. I suoi occhi brillavano quando vicino c'era Monia, sua moglie. Il profilo Facebook racconta i momenti condivisi con gli amici. Tanti. Quelli che danzavano con lui e quelli che ammiravano la sua semplice bravura. Tutti gli volevano bene allo stesso modo. L'home page di Facebook non nasconde la verità. Mette nero su bianco il dolore e la paura della malattia, misti alla forza della vita e dell'amore. In ospedale per le cure Mauro sorrideva. Sorrideva sempre. Ad un certo punto, lo testimonia una foto, con Monia aveva fatto suo il motto lanciato dal medico cremasco Maurizio Borghetti: “Dai burdèl che ghe la fèm”.

 

Il valore del silenzio

Mauro ce l'aveva fatta. Quando poi si è presentata una recidiva non si è arreso. Ha chiesto aiuto, in collaborazione con l'associazione Insieme con il sole dentro, con il suo solito sorriso denso di dignità. Silenzioso, ma vero. In pochi giorni erano stati raccolti oltre 25 mila euro per farlo tornare a casa. Non ha fatto in tempo, le sue condizioni erano peggiorate troppo in fretta. Ha portato con sé meno di quanto ci abbia lasciato. Se ne è andato in silenzio. Quello di chi non vuole salutare. Ché, in fondo, non se ne andrà mai. Alla famiglia, il cordoglio della redazione.

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