22-01-2019 ore 20:26 | Cronaca - Cremona
di Riccardo Cremonesi

Cremona, maxi operazione "Stracci d'oro". Indagine nata da un incidente a Trigolo

È di dieci persone indagate, della quali quattro arrestate, il bilancio dell'operazione “Stracci d'oro” scattata stamattina all'alba e condotta dalla squadra mobile di Cremona, coordinata dal commissario capo Mattia Falso, con l'ausilio degli agenti della polizia stradale di Crema. L'operazione, che ha interessato la province di Cremona, Lecco, Como e Reggio Emilia ha consentito di smantellare un'organizzazione accusata di aver reclutato e sfruttato manodopera irregolare.

L'incidente stradale nel Cremasco
L’attività degli investigatori è iniziata il 15 aprile del 2018 quando in un incidente stradale avvenuto a Trigolo erano deceduti due uomini e sei erano rimasti feriti, tutti di origini straniere e trasportati a bordo di un furgone cassonato (vedi il link allegato). Dalle ricostruzioni fatte dagli agenti della polizia stradale di Crema è emerso che il mezzo veniva utilizzato per trasportare dei richiedenti asilo per farli lavorare nell’attività di raccolta di indumenti usati. Da tale input è nata l’attività d'indagine della squadra mobile che, tramite intercettazioni telefoniche, è riuscita a far emergere una banda di persone straniere dedicata alla raccolta degli indumenti usati e successivamente destinati alla distribuzione nei mercati del nord Africa.
 


Lavoro in condizioni degradanti
Ai lavoratori veniva corrisposto una retribuzione di 3 euro l’ora, del tutto sproporzionata rispetto al lavoro prestato e senza alcun rispetto delle norme in materia di sicurezza ed igiene sui luoghi di lavoro ed in condizioni degradanti. In un caso gli investigatori hanno accertato che i lavoratori, durante l'estate, sono stati costretti a lavorare senza bere, tanto che hanno cercato refrigerio in una pozzanghera. Gli indumenti venivano acquistati per 30 centesimi al chilo per essere successivamente rivenduti sui mercati del nord Africa ad un prezzo di 30-40 volte superiore, garantendo, agli sfruttatori di manodopera, un guadagno di circa 150 mila euro a container che venivano spediti in Tunisia due volte a settimana. I reati contestati sono stati commessi principalmente nella provincia di Cremona, in particolar modo nel circondario di Soresina, ma anche in altre province del nord Italia quali Como, Bergamo e Reggio Emilia.

 

L'organizzazione
Le indagini hanno accertato che le persone destinatarie delle misure cautelari avevano creato una vera e propria rete volta a reclutare cittadini extracomunitari, tra i quali clandestini e richiedenti asilo. Ognuno degli indagati aveva un ruolo preciso: chi si occupava di coordinare l’attività di raccolta sul territorio, chi aveva il compito di reclutare la manodopera, chi si occupava degli aspetti logistici come il trasporto degli indumenti e chi supervisionava le operazioni di carico del materiale su container diretti all’estero. In carcere sono finiti O.A., tunisino di 36 anni ritenuto il capo dell'organizzazione, A.H., marocchino di 42 anni e A.O.H., 46 anni tunisino. Agli arresti domiciliari un italiano di 61 anni – A.S. le sue iniziali – residente in provincia di Varese mentre K.E., marocchino di 34 anni domiciliato in provincia di Lodi, è stato sottoposto all'obbligo di dimora. Due le persone risultate irreperibili durante l'operazione e di conseguenza ricercate: A.M., 40 anni e A.R., 43 anni, entrambi marocchini.

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