21-01-2020 ore 11:30 | Cronaca - Milano
di Andrea Galvani

Processo Sy. Lo psichiatra: 'è affetto da un vizio parziale, si è reso conto dell'abominio'

Colpo di scena durante la nona udienza del processo a Ousseynou Sy. L’autista delle Autoguidovie è accusato di sequestro di persona, strage, fatti aggravati dalla finalità di terrorismo oltre ad una serie di reati minori che vanno dal danneggiamento alla resistenza a pubblico ufficiale. Il dottor Enrico Lattuada, psichiatra del carcere di san Vittore, ha sostenuto che l’autista sia affetto da un vizio di mente, un disturbo dissociativo a carattere psicotico che ha almeno “parzialmente inciso sulla sua capacità di intendere e volere all’epoca dei fatti”. Il disturbo sarebbe determinato dalla sua ossessione per i migranti africani morti in mare e dagli eventi della sua vita, la solitudine dovuta alla separazione dalla moglie e alla lontananza dei figli.

 

La relazione

Il medico ha fatto riferimento ad una relazione risalente allo scorso luglio di cui il pubblico ministero Luca Poniz non ha trovato traccia nel proprio fascicolo, ragion per cui il presidente della Corte d’Assise, Ilio Manucci Pacini, ne ha chiesto l’acquisizione per l’udienza di lunedì 3 febbraio. Luglio è stato definito un mese ‘particolare’ e il rischio è che ‘il documento si sia perso’. In Aula la sorpresa è stata determinata dal fatto che in una precedente relazione redatta dal personale medico di san Vittore – presente nel fascicolo processuale – si sosteneva la piena capacità di intendere e volere di Sy. Sollecitato da una delle parti processuali, Lattuada ha candidamente ammesso che in occasione della prima relazione i medici erano stati “frettolosi” e avevano sbagliato diagnosi. Riflettendo meglio sui sintomi manifestati dal Sy, hanno quindi deciso di modificare i risultati dell’esame.

 

I pianti

A conferma della sua tesi ha raccontato dei pianti continui dell’autista durante i colloqui, sia perché si era reso conto “dell’abominio commesso” sia perché nell’ufficio del medico vedendo la cartina dell’Italia, non riusciva a trattenere la commozione fissando il mare Mediterraneo. Dopo la testimonianza del medico, l’autista ha chiesto di rendere una dichiarazione spontanea, interrotta poco dopo dal presidente perché erano del medesimo tenore di quanto già dichiarato in precedenza: dallo sfruttamento dell’Africa al silenzio dell’Occidente. Sdegnato, Sy ha chiesto di essere riaccompagnato in cella, lamentando il fatto che da 10 mesi vive in una cella molto stretta, di pochi metri.

 

I traumi

L’udienza è proseguita con l’audizione di alcuni genitori, dei colleghi dell’autista e dei vari consulenti tecnici, psicologi e psichiatri delle parti offese, che hanno fondamentalmente confermato gli stati depressivi e i traumi da stress post traumatico, determinato dallo shock patito il giorno del rapimento. Traumi che si concretizzano nella vita quotidiana in stati d’ansia, difficoltà relazionali, disturbi del sonno e dell’attenzione. Alcuni hanno paura alla sola vista di un autobus o in caso di forti rumori o discussioni. Secondo i medici si tratta di situazioni patologiche che potrebbero durare anni, se non per tutta la vita.

 

Sentenza entro marzo

Il 3 febbraio è previsto l’esame dell’imputato, che stavolta dovrà rispondere alle domande. La difesa si è riservata la richiesta di una perizia tecnica per verificare il momento esatto in cui inizia l’incendio dell’autobus, in relazione all’accusa di tentata strage. Quella del 3 febbraio sarà l’ultima udienza di acquisizione delle prove. Dopodiché inizierà la fase conclusiva, con le discussioni e le arringhe degli avvocati. Il processo potrebbe chiudersi entro la fine del mese di marzo.

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