20-02-2023 ore 15:00 | Cronaca - Crema
di Rebecca Ronchi

Settimana corta al Munari, il disappunto degli studenti: ‘faremo sentire le nostre ragioni’

“Parliamo a nome della maggioranza degli studenti, dato il ruolo per cui siamo state elette. La quasi totalità degli studenti ha espresso il proprio disappunto per l’approvazione della settimana da cinque giorni”. Come spiegano le rappresentanti dell’Iis Munari Aurora Cerioli, Iside Tedeschi e Martina Dispinzieri, “pur essendo consapevoli delle problematiche ambientali che il mondo sta subendo, siamo fermamente convinte che l’iniziativa proposta come apparente soluzione, non sia in linea con lo stile di vita sano che le famiglie e gli studenti stessi desidererebbero avere”.

 

Le motivazioni

“Per conoscere il parere, ma soprattutto le motivazioni, riguardanti il cambiamento dell’orario scolastico, abbiamo indetto un’assemblea con i rappresentanti di classe. Tra le ragioni principali che hanno portato gli studenti a non voler aderire alla proposta ci sono: l’incremento delle difficoltà relative ai mezzi pubblici, già presenti da tempo e mai risolte; un’alimentazione irregolare e del tutto sconvolta dai ritmi insostenibili a cui gli studenti verrebbero sottoposti; il crollo inevitabile del rendimento scolastico, legato al sovraccarico delle ore di lezione e alle scarse pause tra di esse”.

 

Ignorata la voce degli studenti”

“Inoltre, le condizioni già difficili a cui saremmo sottoposti a scuola non farebbero altro che trascinare le loro conseguenze sulla vita extrascolastica di noi studenti: non ci sarebbe più spazio per sport, attività ricreative, relazioni interpersonali e dedizione allo studio. Nonostante queste motivazioni siano più che valide, non sono state sufficienti per impedire al consiglio d’istituto di approvare la proposta dell’amministrazione provinciale di Cremona. La votazione è stata eseguita senza tenere conto di queste esigenze, preferendo invece sostenere una condizione chiaramente più agevole per i lavoratori all’interno dell’istituto. Hanno deciso di ignorare la voce di chi la scuola la vive e la fa vivere. Adesso spetta a noi farla ascoltare”.

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