18-02-2015 ore 08:27 | Cronaca - Cremona
di Angelo Tagliani

Cremona. Sentenza Tamoil, le motivazioni. Salvini: “ha inquinato per anni, facilitata anche dalla passività degli Enti”

La società libica Tamoil “per anni” ha inquinato le acque del Po e ha “ingannevolmente sottaciuto le cause" all'Arpa e agli Enti. Così il gup di Cremona Guido Salvini nelle motivazioni della sentenza per 4 dirigenti della società: lo scorso 18 luglio due manager della Tamoil, Enrico Gilberti e Giuliano Guerrino Billi, sono stati condannati rispettivamente a 6 anni e 3 anni per disastro ambientale doloso. Altri due, Mohamed Salen Abulaiha e Pierluigi Colombo, sono stati condannati a 1 anno e 8 mesi per disastro ambientale colposo.

 

Pericolo per la salute

“Per anni – spiega il gup in oltre 400 pagine - la rete fognaria colabrodo e a tratti franata di Tamoil, alcuni pozzi e serbatoi hanno gravemente inquinato la falda acquifera, riversando attraverso tubature corrose nelle aree sottostanti la raffineria e le canottieri che si affacciano sul Po, metri cubi di idrocarburi pericolosi per la salute”.


Indifferenza

Come se non bastasse, ha sottolineato Salvini, Tamoil ha nascosto le cause dell'inquinamento agli Enti preposti al controllo delle acque, in particolare all'Arpa e ha continuato a farlo anche durante le indagini a carico dei suoi dirigenti. Una “scelta motivata dall'indifferenza per il bene protetto e dal calcolo aziendale, dall'utilità economica conseguente, derivata dallo spalmare sul oltre 13 anni lavori che avrebbero dovuto essere svolti con urgenza”.

 

Inquinamento storico

“Tamoil - si legge nelle motivazioni - ha depositato nel 2011 dei documenti fumosi, privi di effetti dettagli e irrispettosi delle prescrizioni legislative, rendendo impossibile ogni intervento degli assolutamente inadeguati soggetti che dovevano controllarne l'operato”. L'azienda aveva sostenuto che si trattasse di “inquinamento storico”, risalente ai primi anni '50 e comunque precedente al 1983, data d'inizio della gestione dell'azienda cremonese. Da una perizia disposta dal gup durante il giudizio abbreviato è stato appurato che l'inquinamento era tutt'altro che antico, vista la massiccia presenza di Mtbe, l'additivo usato per la benzina verde.

 

Inerzia e impreparazione

Per anni, “i dirigenti hanno tenuto un atteggiamento dilatorio, costantemente contrassegnato da inerzia a provvedere agli adempimenti di propria spettanza, sorda resistenza a rispondere” dando “indicazioni che mettevano fuoristrada”. Atteggiamento “in parte mutato solo con l'apertura dell'indagine e la risonanza mediatica su quanto poteva essere avvenuto nelle zone dei circoli a bordo della città”. Quanto fatto da Tamoil è stato “facilitato” anche “dall'impreparazione e dalla passività degli Enti, in particolare dell'Arpa, che avevano il compito istituzionale specifico di controllare e stimolare gli studi sul campo”.

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