“La musica mi fa sentire diverso: è come il momento della preghiera, che ti fa sentire bene quando la vivi con pienezza. L’Italia mi ha insegnato che la musica si può vivere in qualsiasi posto. Mi piacerebbe poter trasmettere le sensazioni che mi suscita ascoltare o suonare un brano”. Ramzi Shomali ha appena conseguito il biennio di specializzazione in Musica da camera al conservatorio di Vicenza, dove ha conseguito il diploma quinquennale. A breve ritornerà a Betlemme, dov’è nato e dove ha incominciato a comporre i primi brani al pianoforte, con la speranza di poter condividere la musica classica con la sua gente.
Dalla Palestina all’Italia
Ramzi ha 25 anni, da 7 anni è partito dalla Palestina per approfondire la conoscenza della musica e perfezionarsi come musicista. In questi giorni è a Crema – assieme alla madre, Sawsan – per raccogliere informazioni su varie attività. Ha incontrato titolari e personale di gelaterie e pizzerie, per capire se anche per i giovani di Betlemme possano essere strade praticabili nel mercato del lavoro. Durante la visita cremasca ha inoltre incontrato don Emilio Lingiardi, che tramite la parrocchia l’ha aiutato a compiere gli studi vicentini.
L’hobby e la professione
“All’inizio non è stato facile – racconta durante l’incontro con il parroco della Cattedrale – perché cambiare ambiente è sempre difficile. Qui ho avuto modo di capire che vivere la musica viene prima di qualsiasi carriera concertistica. Arrivo da una cultura molto diversa, in cui la musica è considerata una specie di hobby, mai una professione: ora dovrò impegnarmi per mettere a frutto il percorso di studi. Nel mio paese c’è la possibilità di intraprendere la carriera dell’insegnamento, nel frattempo mi piacerebbe poter mantenere i contatti italiani, anche per lanciarmi nel percorso di concertista”.
La musica è dappertutto
“In Palestina la musica classica non ha molto impatto, mentre qui diventa quasi un modo di vivere, molto apprezzato e profondo. In Italia la classica ha un ruolo molto importante, non solo sotto l’aspetto ludico. In chiesa, in strada, nei teatri c’è sempre musica e questa è una cosa bellissima. Da noi è molto meno presente: i musicisti rarissimi, la musica classica poco conosciuta e i concerti molto costosi; il nostro conservatorio, inoltre, non forma gli studenti ad un livello pari a quello italiano: la differenza è che qui si guarda avanti”.
Musica e religione
“La mia esperienza Vicenza è stata un’opportunità e una sfida: per mia fortuna ho sempre avuto chi mi ha aiutato e sostenuto. Ho trovato persone davvero molto aperte, in grado di apprezzare lo sforzo di una persona che viene da lontano per dedicarsi alla musica. Avendo studiato anche l’organo, a Vicenza ho avuto modo di suonare in chiesa. Credo musica e religione siano due modi simili di vivere: diceva Sant’Agostino che chi canta prega due volte, che lo faccia in coppia o da solo. Anche la religione è molto importante – conclude Ramzi – senza di essa non avrei potuto capire la musica”. L’incontro con don Emilio Lingiardi si è concluso con una chiamata inaspettata a William Shomali, vescovo vicario del Patriarcato latino di Gerusalemme, nonché zio del venticinquenne, che s’è congratulato per i risultati ottenuti.