14-12-2017 ore 17:36 | Cronaca - Roma
di Lidia Gallanti

Roma. Il biotestamento è legge. Le reazioni dal territorio, tra consensi e perplessità

180 voti a favore, 71 contrari e 6 astenuti. Il ddl sul biotestamento è legge. Stamattina l’approvazione definitiva in Senato, che segue il consenso ottenuto alla Camera dei deputati lo scorso 20 marzo. La riconferma odierna licenzia il testo senza modifiche e supera l’esame degli emendamenti, chiudendo un iter lungo e complesso. Tre i principi fondamentali: il consenso informato del paziente cosciente, che puà esprimere direttamente la propria volontà sulle cure o il loro rifiuto, sottolineando la distinzione tra questo e l’eutanasia. Il secondo definisce la relazione di cura tra medico e paziente, basata sulla presa in carico del malato rispettando la sua storia personale, l’orientamento religioso e ideologico. Terzo punto, le disposizioni anticipate di trattamento, che da oggi saranno considerate lo “strumento per la pianificazione anticipata e condivisa delle cure”, come specifica il testo di legge.

 

Da Roma a Crema

“Un passo avanti per la dignità della persona”, queste le prime parole del premier Paolo Gentiloni, seguite dalle reazioni di esponenti politici ed istituzionali su scala nazionale e locale. “Occorre curare non un corpo, ma una persona, nel rispetto delle sue idee. Oggi siamo più liberi, liberi di scegliere”. Il deputato cremasco Franco Bordo è tra i primi a salutare la nuova disposizione, sostenuta in Parlamento e prima ancora sul territorio d’origine, con campagne d’informazione e raccolte firme per introdurre i registri comunali per le disposizioni anticipate di trattamento. Una decisione condivisa anche dal sindaco di Crema Stefania Bonaldi, che negli scorsi mesi ha sostenuto la battaglia dell’associazione Luca Coscioni dichiarando la propria adesione alla causa per una mobilitazione di massa, raccolta anche da associazioni locali tra cui CremAscolta.

 

Favore e perplessità

Stessa linea per il candidato M5S alle regionali Dario Violi: “è una legge di civiltà che il nostro paese ha atteso troppo a lungo. Dare la libertà di accettare o rifiutare i trattamenti sanitari significa riconoscere la dignità delle persone e il rispetto per le scelte di ognuno”, colmando un “vuoto legislativo”.  Secondo Matteo Piloni, assessore comunale e segretario provinciale del Pd, il decreto è “un diritto e una responsabilità: dopo la legge sulle unioni civili e quella sul Dopo di noi l'Italia ha fatto passi in avanti sui diritti, recuperando anni di impasse che ci hanno confinato nelle ultime posizioni rispetto ad altri paesi europei”. Molte riserve da parte di Antonio Agazzi, consigliere comunale e capogruppo cittadino di Forza Italia, secondo cui la “fretta pre elettorale del Parlamento” avrebbe licenziato una legge bisognosa di modifiche, aprendo la strada all’eutanasia omissiva. Secondo Agazzi, è “doveroso prendersi sempre cura del malato, anche terminale, garantendo nutrizione, idratazione e igiene e agendo sui sintomi attraverso le cure palliative”, tuttavia “ritengo che un conto sia aiutare a morire, altra cosa far morire”.

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