Rubinetto o bottiglia, l’importante è che sia fresca, sicura e a portata di bicchiere. Nonostante l’Italia sia il primo consumatore di acqua in bottiglia in Europa – seconda a livello mondiale, dopo il Messico – è in aumento il numero di famiglie che preferisce il rubinetto di casa agli scaffali del supermercato. Secondo l’indagine commissionata dall'Associazione Aqua Italia, il Consumo di acqua potabile presso la popolazione italiana, il 66,7 per cento della popolazione sceglie l’acqua a chilometro zero. Il trend è in aumento nelle regioni del nord est, dove i Comuni investono nell’installazione delle cosiddette Case dell’acqua: solo a Crema ne sono sorte quattro negli ultimi quattro anni, dal centro storico ai quartieri di Santa Maria della Croce, Ombriano e San Bernardino.
Quanto è buona l’acqua di casa?
“L’acqua che arriva nelle nostre case deve essere conforme alla normativa (Dlgs 31/2001), che indica quali sostanze possono essere dannose per il nostro organismo”, spiega Paolo Vicentini, responsabile del laboratorio analisi di Padania Acque. Le principali sostanze rimosse durante il trattamento di depurazione, laddove presenti, sono ammoniaca, metano, idrogeno solforato, ferro, manganese e arsenico. “Sono tutti elementi di origine biologica, contenuti nel terreno, e non derivano dall’attività dell’uomo: i processi agricoli e industriali non contaminano la nostra acqua, che proviene da falde protette”. Nel Cremasco i pozzi sono di profondità modesta - tra 50 e 100 metri - offrono acque di buona qualità, con un contenuto di ammoniaca molto basso (tra 0,5 e 1 mg/l), talora assente, tracce di manganese e ferro.
Acqua cremasca, sali e falsi miti
L’acqua cremasca ha una durezza più elevata rispetto ad altre zone del territorio provinciale perché è più ricca di sali minerali; sono invece completamente assenti altri componenti come l’arsenico, l’idrogeno solforato o il metano, rilevati nelle falde cremonesi e casalasche. “Si tratta di valori minimi, legati alle caratteristiche del terreno – spiega Vicentini - comunque trattati con appositi impianti, come previsto dalle ultime direttive dettate dalla Comunità Europea e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”. Fatta salva la salubrità, l’acqua che beviamo deve garantire un adeguato contenuto salino (calcio, magnesio) benefico per l’organismo. Spesso sentiamo parlare di acque povere di sodio, ma “se rapportiamo le misure percentuali utilizzate negli spot ai valori consentiti dalla normativa scopriamo che hanno la stessa quantità di sodio presente nell’acqua del rubinetto, pari a circa 20µg/l – commenta – anche in dosi maggiori, sarebbe comunque inferiore a quello assimilato con l’utilizzo del comune sale da cucina”.
Dall’acquedotto al rubinetto
Su una rete di 2 mila chilometri ramificata in tutta la provincia, verificare il buono stato del sistema di distribuzione è fondamentale: “Gli impianti che servono la popolazione vengono controllati una volta a settimana, una al mese per i tratti meno critici, mentre il monitoraggio dei processi è giornaliero”. Installare le case dell’acqua in aree pubbliche è uno dei tanti modi per sensibilizzare la popolazione sulla qualità del bene pubblico: “L’acqua del rubinetto non serve solo per lavare i panni – conclude Vicentini – Distribuirla refrigerata e gassata in punti frequentati della città è un modo per valorizzarla, e per ricordare che non va sprecata”.