13-11-2021 ore 16:23 | Cronaca - Crema
di Sara Valle

Mezzo secolo di Anffas Crema: il percorso per la vita indipendente deve continuare

“Guardare in faccia la realtà, aggregare i genitori, abbattere muri e pro-muovere diritti”. Questi i capisaldi per costruire il futuro delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Per Anffas i servizi di domani dovranno “costruire percorsi di adultità, favorendo la piena inclusione sociale, ossia passando da luoghi speciali a luoghi diffusi”. La forza sta nel gruppo “altra frontiera è rappresentata dal lavoro di rete, non solo tra famiglie ed operatori, ma anche tra associazioni”. “Si devono creare servizi di accompagnamento alla vita, che non si limitino a soddisfare bisogni, ma siano anche funzionali alle aspettative delle persone”. Secondo Marco Bollani, direttore della Cooperativa sociale Anffas Come noi, ospite del convegno organizzato dalla locale sezione di Anffas presso la Casa del pellegrino “bisogna continuare e non stancarsi di proporre innovazioni pure normative a partire dall’esperienza”.

 

Diritto alla compassione

L'incontro è stata anche l'occasione per parlare a genitori e fratelli di persone con disabilità. Come ha spiegato la pedagogista Irene Auletta, moderata da Laura Bonomi: “ “Per lungo tempo i genitori di persone con disabilità hanno avvertito sulle spalle un senso di colpa, influenzati dalla cultura del tempo in tema di disabilità”. Poi hanno preso consapevolezza del loro ruolo, del loro posto. “La cura non è una prerogativa solo femminile: ci sono padri che per riconoscersi (e farsi riconoscere) hanno cominciato a scrivere, a raccontarsi”. L’educazione è cura: “ecco perché operatori e genitori devono dialogare, devono costruire alleanze, devono costruire ponti” in un rapporto di arricchimento reciproco. “Dobbiamo incontrare l’altro con curiosità, abbandonando il pregiudizio. Dobbiamo parlarci con passione. Abbiamo tutti diritto ad un po’ di compassione, nel senso più nobile del termine”. Un pensiero anche alla comunicazione sociale: “le parole hanno un peso, ma servono a veicolare contenuti. Non possono essere vuote. Prima è meglio prodigarsi per cambiare la realtà”. Un percorso questo ancora lungo perché “a stare con la disabilità si impara ogni giorno”.

 

La storia

L'impegno continua, ma in questo periodo di festa, l'associazione presieduta da Daniela Martinenghi e Paolo Marchesi ha voluto fare il punto per ripartire con più entusiasmo: “Sono felice di essere qui tra amici oggi – ha detto Daniela Martinenghi – per celebrare una tappa importante, senza perdere l’entusiasmo di continuare a camminare insieme”. Nata nel 1971 per volontà di Alba Toscani Marchesi, Anffas oggi propone diversi servizi destinati alle persone con disabilità e alle loro famiglie, collocati in sette sedi diverse della città di Crema. Risponde ai bisogni di quasi 270 persone “con l’obiettivo di accompagnarle lungo il percorso della vita”, grazie all’impegno di oltre 70 collaboratori e moltissimi volontari.

 

Al passo coi tempi

“Uno dei punti forti di questa associazione – ha ricordato il sindaco di Crema Stefania Bonaldi – è la volontà di restare al passo coi tempi”. Attualmente sono attivi due centri socioeducativi, una comunità sociosanitaria, un servizio diurno alternativo, una piscina idroterapica, un polo di neuropsichiatria infantile e per l’età evolutiva, un servizio educativo ed uno intensivo, uno sportello Sai per accoglienza e informazione e un progetto per la vita indipendente. “Avete sempre cercato risposte ascoltando i bisogni delle persone e delle famiglie. Non vi siete mai limitati ad incasellare una situazione nell’esistente”. Gli obiettivi raggiunti “sono spesso frutto di un importante lavoro di rete. Continuate così e andate avanti: siete giovanissimi, avete la mia età”. Secondo il consigliere regionale Matteo Piloni, “ in questo tempo Anffas si è addirittura sostituita alle istituzioni per non lasciare sole le persone. Il vostro sforzo in periodo pandemico è stato notevole e prezioso. Il nostro impegno, soprattutto tenendo in considerazione la riforma della legge 23 in discussione in consiglio regionale, deve essere quello di non lasciarvi soli: il sociale gioca un’importanza fondamentale”.

 

Migliorare la qualità di vita

La persona deve essere sempre al centro. Secondo Raffaella Faggioli, responsabile dell’area autismo del polo di neuropsichiatria infantile di Anffas, “ ogni intervento deve essere funzionale al miglioramento della qualità della vita di una persona, valutando i bisogni e le peculiarità: ciascuno di noi ha un ruolo. La valorizzazione parte dall’ascolto e dall’opportunità di offrire a ciascuno l’occasione di essere se stesso”. In questa direzione va la necessità di una diagnosi precoce: “consente di strutturare un percorso a misura con opportunità mirate e specifiche”. Anche secondo Faggioli le sfide per il futuro sono chiare: “nuovi servizi, attività dignitose e gruppi omogenei, cioè composti da persone con la medesima disabilità. Non escludono, consentono un lavoro di gruppo positivo, piuttosto che incontri individuali, e favoriscono il confronto”.

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