13-10-2017 ore 17:51 | Cronaca - Crema
di Lidia Gallanti

Ombriano. Visita all'interno del capannone affittato dalla comunità islamica cremasca

Ventilatori, termoconvettori, frigoriferi, scatoloni e qualche secchio di vernice bianca per tinteggiare le pareti. Così si mostra il capannone situato in via Rossignoli 37: tra cortile e ambienti interni, oggi utilizzati come magazzino dalla comunità islamica cremasca sono 300 metri quadrati di superficie. La vetrata d’ingresso si apre su un piccolo ambiente senza arredi, dove i muri imbiancati odorano di pittura fresca. Sulla destra un piccolo sgabuzzino. Sulla sinistra sono addossati alle pareti i pochi oggetti presenti: un trabattello, una decina di sedie, un tavolino di servizio, una cyclette e alcuni tappeti arrotolati. L’ambiente è ordinato, ben illuminato da neon e finestre disposte lungo la parete che dà sul cortile: per raggiungerlo si attraversa un piccolo spazio esterno coperto da una tettoia ed affollato di cartoni, elettrodomestici e oggetti di uso comune, che lasciano libero il passaggio lungo il lato est dell’edificio.

 

Un immobile per investimenti futuri

“In mancanza di uno spazio comune abbiamo trasportato qui tutto ciò che finora era stipato nei garage e nelle cantine dei vari membri dell’associazione. Dopo l’orario di lavoro capita di ritrovarsi al capannone. Come si può vedere stiamo lavorando per ripulire gli spazi”. Bouzaiane Dhaouadi, rappresentante della comunità islamica cremasca, respinge le accuse di utilizzo illecito dello stabile mosse dal consigliere e capogruppo della Lega Nord Andrea Agazzi in una lettera rivolta al sindaco di Crema: “Non abbiamo avuto alcun tipo di contatto con i referenti dell’associazione Assalam. Per l’utilizzo di questo stabile – prosegue Dhaouadi - abbiamo firmato un regolare contratto di affitto con riscatto della durata di cinque anni, al termine dei quali si stima di coprire il costo complessivo del capannone pari a 422 mila euro. Ad oggi siamo in possesso dei 200 mila euro raccolti in precedenza per la costruzione della musalla in via Milano; l’investimento serve a immobilizzare la quota raccolta dalla comunità per renderla tracciabile ed evitare che si diffondano voci scorrette sulla destinazione dei soldi”.

 

Nessuna variante: rimane via Milano

Nelle ultime settimane il sindaco Stefania Bonaldi ha espresso chiaramente l’indisponibilità da parte dell’amministrazione a considerare un cambio di destinazione d’uso per l’area di via Rossignoli, oggi capannone per attività commerciali. Escludendo questa possibilità, lo stabile potrebbe fungere da garanzia per investimenti o richieste di credito future: dopo la variante al Pgt, aggiunge Dhaouadi, “via Milano potrebbe ancora costituire una valida soluzione, a patto che si rivedano alcuni criteri. Ad esempio, visto che per altre confessioni sono in vigore accordi della durata di 99 anni, si potrebbe prevedere una concessione d’uso superiore ai 30 anni e un margine di 2 anni di tempo per la costruzione dell’edificio, contando anche parcheggi e opere di compensazione”.

 

Le soluzioni provvisorie

Nel frattempo le alternative sono quelle consuete: per la preghiera della comunità islamica durante i mesi invernali il Comune dovrebbe rendere nuovamente disponibile la sala Alessandrini oggi in ristrutturazione. Se così non fosse, continuerà a utilizzare gli spazi esterni della colonia seriana in viale Santa Maria. “Almeno finché il clima lo permette” commenta Dhaouadi: “oggi la comunità islamica conta tra le 250 e le 300 persone sul territorio cremasco, circa 400 nel periodo di Ramadan. Da tempo chiediamo una soluzione stabile, in grado di accogliere tutti i fedeli. Avere un luogo di culto unico e determinato permette alla comunità di essere unita e se il problema è quello della sicurezza, di essere individuata e controllata”.

 

Sicurezza, apertura, dialogo

A questo proposito, lunedì scorso gli agenti della polizia locale hanno svolto un sopralluogo all’interno del capannone. “Non c’è nulla da nascondere” conclude Dhaouadi, che racconta l’incontro avvenuto giovedì mattina con il vescovo della diocesi di Crema: “Monsignor Gianotti ci ha accolto con grande disponibilità, ha espresso il proprio rammarico per ciò che sta succedendo e per il modo in cui la faccenda è stata trattata a livello pubblico. Ha raccontato l’esperienza positiva vissuta nella sua parrocchia d’origine, dove si era creato buon dialogo con la comunità islamica locale. Nei prossimi mesi ci saranno nuove occasioni d’incontro per avviare un confronto costruttivo, organizzare incontri interreligiosi e iniziative condivise tra le due comunità”.

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